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Elezioni, lo scenario economico post-elettorale

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Ecco i possibili scenari, all’indomani delle elezioni italiane del 4 marzo, che hanno trasformato per sempre la geografia politica del Paese. La terza Repubblica è definitivamente iniziata.

Analizzando gli scenari possibili all’indomani delle elezioni italiane – governo di centro-destra, governo 5 Stelle con alleati o stallo – non ci aspettiamo forti reazioni da parte dei mercati di breve periodo. Potremmo però vedere della volatilità accompagnare le varie fasi del processo.

Se invece dovesse concretizzarsi l’ipotesi di un governo giallo-verde, potremmo avere movimenti significativi sugli spread dei bond italiani e dei paesi dell’Europa mediterranea. Un eventuale ma improbabile approccio di rottura di questo esecutivo nei confronti dell’Unione Europea potrebbe portare a una escalation del rischio con possibili conseguenze anche sulla moneta unica.

Nel medio termine, la capacità del governo di mantenere insieme gli obiettivi dell’efficienza fiscale e di risolvere le tante sfide strutturali del Paese potrebbe fare la differenza nelle valutazioni dei titoli italiani. Queste elezioni politiche hanno trasformato per sempre la geografia politica del Paese. La terza Repubblica, dopo una lunga fase di transizione, è definitivamente iniziata.

 

Cosa succederà?

Tutti si chiedono cosa succederà adesso. La situazione appare piuttosto fluida, ci sono due partiti che reclamano la vittoria: il Movimento 5 Stelle e la Lega. Non esiste futuro governo che possa essere messo in piedi senza l’appoggio fondamentale di almeno uno di questi due partiti.

Partendo da questa logica, esistono quattro tipi di scenari: quello di un governo con al centro la Lega, opzione molto complessa perché la coalizione di centro-destra non ha abbastanza voti; un governo 5 Stelle, che sembra la soluzione più probabile, anche se parte del Pd potrebbe dare l’appoggio esterno a un governo Di Maio; l’opzione governo M5SLega, un’ipotesi sul campo e probabilmente apprezzata da molti esponenti dei due partiti, ma con il problema per la Lega di accettare una posizione comprimaria nel governo; oppure, infine, l’opzione di un governo di scopo per cambiare la legge elettorale.

La palla passa adesso al Presidente della Repubblica che convocherà i capi dei partiti per dare il via alle consultazioni, agendo nell’interesse generale e cercando di promuovere un governo che sia all’altezza della situazione.

Ci potrebbero volere settimane prima che l’accordo venga trovato dai partiti. Il primo banco di prova per misurare le intenzioni e la coesione dei gruppi sarà l’elezione dei presidenti di Senato e Camera. Nel frattempo, l’esecutivo guidato da Gentiloni resterà in carica per svolgere gli affari correnti. La Costituzione italiana è stata storicamente interpretata nel senso di offrire poteri estensivi ai governi anche in un’eventuale fase di stallo, e nel passato recente non è mai mancata la capacità di prendere anche importanti decisioni di politica economica e politica estera: non vi è quindi da temere per la continuità dell’azione amministrativa e politica dello Stato.

 

Cosa vuol dire per gli investitori?

I mercati non amano l’incertezza, e cambi del quadro politico fondamentale implicano per gli operatori la necessità di rivedere le proprie scelte, sia nel breve che nel mediolungo termine.

Le elezioni politiche di tutti gli stati membri dell’Unione Europea sono in genere considerate un fattore di rischio per via delle implicazioni che esse possono avere sul futuro del progetto economico-politico comunitario. In particolare, l’eventualità che forze politiche mettano in discussione l’integrazione economica e monetaria del blocco, con conseguenze sistemiche a livello continentale, porterebbe l’incertezza sopra il livello di guardia.

Nella maggior parte dei casi probabili, tuttavia – governo di centro-destra, governo 5 Stelle con alleati o stallo – non ci aspettiamo forti reazioni da parte dei mercati di breve periodo. Neanche la moneta unica dovrebbe indebolirsi rispetto alla divisa statunitense. Certo potremmo vedere della volatilità accompagnare le varie fasi del processo, soprattutto nel caso l’incarico venisse dato a uno dei due partiti vincitori senza garanzie su quale sia la maggioranza di riferimento al quale il partito designato potrebbe puntare.

Se invece dovesse concretizzarsi l’ipotesi di un governo giallo-verde, potremmo avere movimenti significativi sugli spread dei bond italiani e dei paesi dell’Europa mediterranea – asset class comunque rappresentata in soglia minima all’interno dei portafogli Moneyfarm. Un eventuale approccio di rottura di questo esecutivo nei confronti dell’Unione Europea potrebbe portare a una escalation del rischio con possibili conseguenze anche sulla moneta unica: ci sembra un’ipotesi comunque improbabile visto che il M5S ha accantonato la propria critica alla moneta unica e la Lega darebbe probabilmente precedenza alla questione dei migranti.

Nel medio termine, invece, la capacità del governo di mantenere insieme gli obiettivi dell’efficienza fiscale e di risolvere le tante sfide strutturali del Paese (il lavoro, la produttività delle imprese, la pressione fiscale, per citarne alcune) potrebbe fare la differenza nelle valutazioni dei titoli italiani. I portafogli Moneyfarm hanno un’esposizione diretta all’Italia molto limitata. Meno del 5% per le allocazioni a più alto rischio, con la componente azionaria che pesa meno dell’1% su tutti i portafogli, secondo la logica della diversificazione globale. Riteniamo che il miglior modo per creare valore nel tempo e limitare il rischio politico sia la diversificazione geografica globale.

 

A cura di Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm

 

06/03/2018 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione