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Economia USA 2024, trend, minacce e opportunità da cogliere

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Per l’economia degli Stati Uniti si prospetta un anno intenso: mentre i segnali di una possibile recessione sembrano alle spalle, rimangono la sfida dell’inflazione e della tenuta del mercato del lavoro, nonché le nuove elezioni presidenziali e le scelte di politica estera nell’ambito delle relazioni internazionali.

C’è grande attesa e aspettativa sulle prossime comunicazioni inerenti i dati dell’ultimo trimestre 2023 da parte del Dipartimento del Commercio e sulla conseguente possibile inversione di rotta nella politica monetaria degli Stati Uniti da parte della Fed.

E’ fissata al 25 gennaio la prima lettura del Pil statunitense che riguarda i dati dell’ultimo quarter dell’anno precedente: le stime parlano di una crescita contenuta, al di sotto dei dati relativi al terzo trimestre.

Stati Uniti, l’incertezza dalla politica interna alle tensioni internazionali

L’America si trova a fare i conti in primis con l’incertezza legata all’esito delle prossime elezioni presidenziali per l’anno in corso (intanto le primarie repubblicane vedono vincitore Trump sia in Iowa, che nel New Hampshire), in uno scenario globale estremamente complesso, in cui la geopolitica e le relazioni internazionali giocano un ruolo decisivo su più fronti: il difficile momento dell’economia cinese legata agli Stati Uniti da rapporti di interdipendenza e complementarità dal punto di vista commerciale, le pressioni della terra del dragone nei confronti di Taiwan, il conflitto ancora in corso tra Russia e Ucraina e quello scoppiato a ottobre tra Hamas e Israele; nondimeno la più recente crisi in Mar Rosso, che rischia di mettere in ginocchio il settore dei trasporti e il commercio marittimo globale con risvolti sui prezzi delle merci, come conseguenza dell’aumento dei costi per le coperture assicurative e per il carburante, data la scelta dei grandi armatori di raggiungere l’Europa virando per il Sud Africa.

L’inflazione USA cede il passo, quali le possibili prossime mosse della Fed sui tassi d’interesse?

La forza dell’economia statunitense ha colto di sorpresa molti investitori: le probabilità di una recessione sembravano piuttosto alte, invece il sistema sembra reggere e propendere per una nuova fase di espansione.  

Gli ultimi dati sembrano infatti indicare un’accelerazione positiva dell’economia USA: in dicembre le vendite al dettaglio (alimentari, auto, carburante e materiali per l’edilizia esclusi), sono aumentate dello 0,8% su base mensile, riportando così l’aumento più elevato dallo scorso luglio; un riscontro che si basa soprattutto sulla tenuta del mercato del lavoro USA.

L’inflazione scende e sembra attestarsi attorno all’obbiettivo del 2%, un dato che lascia pensare che ad un certo punto, nell’anno in corso, la FED ridurrà i tassi, anche se resta da chiarire quando e in quale misura. Tuttavia, come sottolinea l’analista economico Matthew Klein, l’inflazione complessiva resta più veloce rispetto ad una fase pre-pandemia, complici i salari e la spesa, che accelerano la loro crescita più di prima.

Il Governatore della Federal Reserve, Chris Waller, ha invece dichiarato che al momento non ci sono ragioni valide per cui giustificare un taglio dei tassi repentino così come accaduto in passato, e che la decisione sarà sostenuta dai nuovi dati che verranno condivisi nei prossimi giorni.

Pil e debito pubblico

Il debito pubblico degli Stati Uniti ha superato per la prima volta i 34 mila miliardi di dollari: il Dipartimento del Tesoro Usa ha pubblicato i dati che mostrano un debito pubblico totale in essere salito a 34.001 trilioni di dollari il 29 dicembre 2023, mentre il deficit di bilancio è aumentato a dismisura. Alla base di questa rapida crescita del debito, le motivazioni sono da ricondurre alla pandemia, che ha portato alla richiesta di grandi prestiti per far sì che l’economia continuasse a proliferare, e all’impennata dell’inflazione nella più recente fase di ripresa, che ha spinto al rialzo i tassi di interesse e reso più oneroso il pagamento dei debiti governativi.

La crescita economica, robusta nel 2023, si prevede rallenti nell’anno in corso: ci si aspetta il Pil USA cresca nel 2024 all’1,4%, mentre nel 2025, all’1,8%.

Il mercato del lavoro USA è in buona salute?

Anche il mercato del lavoro USA sembra reggere il contesto: da un lato, vi è un calo significativo delle richieste di disoccupazione, dall’altro, nel mese di dicembre si è registrato un incremento dei posti di lavoro nel settore privato oltre le attese.

Tuttavia, sembra che la dinamica della domanda e offerta di lavoro si stia raffreddando leggermente: secondo i dati riportati da LinkedIn, negli USA il numero di nuove assunzioni è diminuito significativamente nel 2023 e anche il numero di posti di lavoro aperti per ogni lavoratore disoccupato è diminuito. Finora, però, il tasso di disoccupazione statunitense è ancora relativamente basso. E, come ha sostenuto The Economist, le prospettive a lungo termine per i lavoratori negli Stati Uniti sembrano solide.

In aggiunta, la domanda di sussidi di disoccupazione è scesa e si è registrato il dato più basso dal 2022. In ogni caso, molti investitori restano scettici per via dei recenti licenziamenti nel settore tecnologico e bancario, che potrebbero essere letti come segnali preoccupanti.

Il Nasdaq regge, titoli growth e aziende tech

Il comparto tecnologico traina Wall Street nella ripresa di gennaio, mentre gli operatori restano intenti a valutare gli ultimi dati macroeconomici e le indicazioni caute degli esponenti della Fed, che tentano di smorzare le aspettative dei mercati su imminenti tagli dei tassi di interesse da parte della banca centrale statunitense.

A spingere i listini di Wall Street sono stati soprattutto i titoli growth, che nell’ultimo anno non hanno frenato la loro crescita e hanno guadagnato quasi il 30% sovraperformando il benchmark tradizionale di oltre 12 punti percentuali (dati Morningstar).

Con riferimento alle grandi industrie tech, resta alta l’attenzione sull’economia dei semiconduttori e della produzione dei chip: secondo un rapporto di McKinsey & Company, questi diventeranno un’industria da mille miliardi di dollari entro il 2030. Se le pressioni della Cina su Taiwan, attualmente il principale produttore mondiale di chip, dovessero sconfinare in un’ulteriore ostilità, si avrebbero conseguenze in termini economici e commerciali, ma anche in termini di sicurezza.

Le view sul mercato immobiliare americano

Secondo un insight di Clarion Partners, uno dei più grandi gestori di investimenti immobiliari sul mercato statunitense, il contesto del mercato immobiliare USA presenta indicatori di offerta e domanda solidi, eccezion fatta per i settori che riguardano gli immobili, come uffici, centri commerciali e negozi nelle vie principali. Molti settori evidenziano affitti prossimi ai massimi storici, mentre gli indicatori che riguardano gli immobili sfitti sono bassi: le condizioni di prestito conservative hanno determinato una marcata diminuzione di nuovi progetti edilizi, prospettando un’attenuazione dell’offerta e un rafforzamento della crescita degli affitti dal 2025 al 2026. La domanda per immobili multifamiliari infatti va intensificandosi, alimentata dalla crescente difficoltà nell’accesso all’acquisto di case.

Venti favorevoli e contrari, le prossime evoluzioni dell’economia USA

Attualmente, le analisi degli esperti suggeriscono che l’economia USA riuscirà ad evitare una recessione nel 2024, e nelle migliori delle ipotesi reggere il colpo attraverso un rientro più “morbido”, cosiddetto soft landing. Tuttavia, esistono scenari che potrebbero mettere in discussione questa prospettiva.

Può darsi l’economia sia effettivamente più debole di quanto sembri, ma i dati attuali non ne forniscono evidenze: la politica monetaria agisce infatti con un certo ritardo. E se a sostenere i consumi fosse stato un eccesso di risparmio? La situazione potrebbe presto cambiare.

Potrebbe inoltre accadere che l’inflazione si dimostri più resistente del previsto, portando la Fed a mantenere tassi più alti per un periodo più lungo; un eventuale rafforzamento del mercato del lavoro, potrebbe portare ad un’ulteriore accelerata dell’inflazione, con la contrazione del ciclo di tassi più bassi. Questo scenario potrebbe sollevare domande inerenti una possibilità di recessione per il 2025.

Inoltre, non va sottostimato il ruolo degli shock esterni: fattori globali, come un conflitto in Medio Oriente o in Asia, potrebbero influire sull’inflazione e sulla fiducia dei consumatori.

Fonti: comunicati stampa Moneyfarm e Payden & Rygel; Franlink Templeton; Harvard Business Review Italia, Morningstar, McKinsey.

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24/01/2024 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione