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E se arrivasse la stagflazione ?

Il pericolo della stagflazione minaccia l’economia mondiale ? I pericoli e le incognite di questo possibile flagello

 
STAGFLAZIONE E PERICOLI.
Le ultime rappresaglie in Medio Oriente ed in particolar modo in Libia, hanno fatto registrare un forte aumento del petrolio facendolo schizzare a quasi 100 dollari al barile (nel momento in cui scrivo il Wti quota 99,71 $/brl) e tutto ciò fa presagire per un rialzo senza sosta dell’oro nero accompagnato purtroppo ad una frenata della ripresa economica globale.

Mi viene in mente ancora una volta la pessima accoppiata: indebolimento della crescita globale ed aumento dell’inflazione: una combinazione che è nota come stagflazione. Ma cosa è questa stagflazione? La stagflazione, non è altro che un aumento dei prezzi accompagnata da una crescita della disoccupazione e da un ristagno della produzione. Secondo alcuni economisti il fenomeno stagflazionistico non avrebbe in sé nulla di particolarmente oscuro. L’incognita risiederebbe nelle misure di politica economica atte a prevenirlo ovvero a combatterlo. In presenza di un’ impennata dei costi di produzione, il primo effetto sarebbe un accrescimento del livello dei prezzi, nel tentativo di recuperare i margini di profitto.

Successivamente un secondo effetto si innesterebbe sul primo, questa volta di tipo recessivo: le imprese, pur continuando a caricare sui prezzi le maggiorazioni di costo, saranno nel contempo condotte a ridurre la produzione. In altri termini in una prima fase giocherebbe a favore del processo inflazionistico la presenza di illusione monetaria, così come Friedman l’ha ampiamente descritta mentre in una seconda fase prevarrebbe la disillusione monetaria, che innescherebbe un processo di disoccupazione e recessione (vedi la crisi argentina).

Tentando di fornire una spiegazione della stagflazione che a nostro avviso riesca a cogliere in maniera soddisfacente uno degli aspetti particolari del fenomeno supponiamo di ravvisare la nascita della stagflazione nel comportamento degli operatori economici di fronte alle misure prese dalle autorità preposte alle politiche monetarie “a salvaguardia dell’occupazione”, cosa che non sempre è veritiera. Ritornando al nostro caso, la Federal Reserve continua ad essere aggressiva tramite iniezioni di liquidità indipendentemente dalle notizie sul fronte dell’inflazione.

La Cina invece ha promesso “misure energiche” rispetto all’inflazione e l’insieme dei provvedimenti adottati per raffreddare il mercato immobiliare sta portando risultati. È attualmente in atto una tendenza di indebolimento della crescita globale con la corsa oramai sfrenata dell’oro nero. Questa tendenza all’indebolimento è destinata a durare nel tempo. A fronte della tendenza di crescita dell’inflazione primaria, l’indicatore dell’inflazione globale indica che anche questa tendenza resterà in atto per qualche tempo. Parlare di stagflazione è sicuramente eccessivo, dato che, secondo le aspettative, la crescita del Pil reale nel 2011, dovrebbe attestarsi intorno al 10%.

L’INFLAZIONE. Ancora una volta, i problemi dell’inflazione richiedono una politica indirizzata a un rallentamento della crescita; ciò sembra funzionare almeno in parte. I dati sulla crescita e sull’inflazione sono stati inseriti nel modello "Investment Clock" per determinare le probabilità che nei prossimi 3-6 mesi prevalga ognuno dei quattro cicli dell’orologio. Il dato sulla crescita fornito dall’Investment Clock (che rappresenta la probabilità di assistere ad una crescita sostenuta a livello mondiale) resta basso, a quota 33%. Il dato sull’inflazione (la probabilità di assistere ad un contesto di crescita dell’inflazione) resta invece molto alto, al 79%. Se confrontiamo nel tempo il dato sulla crescita rispetto a quello sull’inflazione, osserviamo un chiaro movimento orario.

CONCLUSIONI. Il sentiment degli investitori in questo momento ritorna ad essere un po’ depresso. Tuttavia difficilmente si arriva a credere di aver cominciare a toccare il fondo: gli indicatori immobiliari USA sono ancora molto deboli e sembra che ci sia uno sforzo unanime teso a sopprimere le cattive notizie – di solito una pessima idea. Il settore immobiliare rappresenta l’epicentro della crisi finanziaria statunitense come lo è stato nel Giappone degli anni ‘90. Gli indicatori immobiliari hanno toccato i massimi rapidamente e altrettanto sono arrivati ai minimi, ma finora non vi è ancora alcun segnale di ciò. Questa situazione spinge a riflettere molto……Ai posteri l’ardua sentenza!

25/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione