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Crisi subprime. Si poteva evitare. La soluzione

La tempesta finanziaria che nel 2008 ha messo in ginocchio il capitalismo globale e innescato la grande recessione «poteva essere evitata».

CRISI E SOLUZIONI. Questa la conclusione di una commissione di inchiesta ad hoc, composta da sei democratici e quattro repubblicani, che per mesi ha ricostruito le vicende di Wall Street, raccogliendo 700 testimonianze, organizzando 19 giorni di udienza e passando al vaglio montagne di documenti.

Domani la Financial crisis inquiry commission – questo il nome della commissione – presenterà un rapporto conclusivo di 576 pagine avallato dalla maggioranza, oltre a due documenti diversi preparati dai repubblicani, tra cui quello del «dissidente» Peter Wallison, secondo cui tutte le colpe vanno ricercate nelle misure per favorire la proprietà immobiliare. La maggioranza dei commissari è invece convinta che le cause principali della crisi sono altre: le carenze nei controlli pubblici, la cattiva gestione di alcuni gruppi finanziari e l´eccessiva propensione al rischio da parte di Wall Street.

I FATTI. Il rapporto indica per nome anche i due massimi responsabili: Alan Greenpsan e Ben Bernanke, i due presidenti succedutisi al vertice della Federal Reserve. Il primo viene accusato di aver alimentato la bolla edilizia senza capirne le implicazioni; il secondo di non aver previsto il terremoto, pur essendo intervenuto subito ed efficientemente per limitarne i danni. Adesso le incertezze finanziarie sembrano ormai superate, il Dow Jones è tornato ai livelli del giugno 2008 e non c´è più il timore di una crisi sistemica. «Due anni dopo la peggiore recessione mai vista da quasi tutti noi, i mercati azionari ruggiscono di nuovo», ha notato l´altro ieri Barack Obama nel discorso sullo Stato dell´Unione. «I profitti societari – ha aggiunto il presidente – stanno salendo e l´economia è in crescita».

I PROBLEMI. Ma al di là delle preoccupazioni che ancora permangono soprattutto sul fronte occupazionale, del debito puBblico e del mercato della casa, il rapporto della commissione di inchiesta invita gli Stati Uniti e il mondo a non girare pagina troppo presto e soprattutto a non prendere per buono quello che hanno detto in molti: cioè che nessuno sarebbe stato in grado di prevedere la crisi, né di evitarla. «Se accettiamo questa spiegazione – dicono i commissari presieduti da Phil Angelides – sarà inevitabile un´altra crisi». 

Il rapporto minimizza il ruolo di alcuni fattori che, all´inizio della tempesta, erano considerati molto importanti: innanzitutto i bassi tassi di interesse varati dalla Fed di Greenspan dopo la recessione del 2001; poi il comportamento di Fannie Mae e Freddie Mac, i due giganti, allora semipubblici e ora completamente in mano allo stato, che sostengono il mercato dei mutui; e infine la politica di promozione e diffusione della proprietà immobiliare varata dalla Casa Bianca.

CONCLUSIONI. Questi tre non sono stati, secondo la commissione, gli elementi scatenanti. Gli errori più gravi, invece, vanno ricercati nel comportamento della Fed, nella scarsa efficacia dei controlli pubblici e in alcune decisioni superficiali della Casa Bianca di Bill Clinton, prima, e poi in quella di George W. Bush. Nel 2000, ai tempi di Clinton, furono i democratici a escludere i prodotti derivati dalla regolamentazione sulla finanza. E secondo il rapporto si trattò di «una svolta – chiave verso la crisi».

Alla presidenza Bush si imputa una «risposta contradditoria» all´emergenza finanziaria, esemplificata dal salvataggio della Bear Stearns e poi dalla decisione di far fallire la Lehman Brothers. La commissione evidenzia l´incompetenza e la passività degli organi pubblici di controllo, a cominciare dalla Sec. Le banche – è anche spiegato nel rapporto – impacchettavano i vendevano titoli legati ai mutui subprime senza rendersi ben conto di quel che facevano: «E come Icaro, non avevano paura di volare sempre più vicino al Sole».

28/01/2011 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Vincenzo Polimeno