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Cosa aspettarsi dalla congiuntura economica italiana: prospettive e sfide

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In un contesto complesso e frammentato come quello odierno, l’influenza delle relazioni internazionali e della geopolitica sull’economia interna è sempre più rilevante. Quali le prospettive macroeconomiche per l’Italia?

Recessione o stagnazione?

L’economia europea è in una fase di stagnazione e, attualmente, si prevede che nell’anno in corso il Pil dell’area euro aumenterà dello 0,9%, rispetto alla stima di ottobre 2023, che prevedeva un +1,2%. La Germania sta affrontando una modesta recessione e dovrebbe registrare una contrazione alla crescita rispetto alla precedente previsione che si attestava allo 0,9%.

L’ombra della recessione riguarda anche l’Italia? Per ora sembrerebbe di no, ma sicuramente le stime di crescita previste dal Governo pare si allontanino da una prospettiva realistica: Banca d’Italia si aspetta per il 2024 una crescita economica modesta che si fermerà al +0,6% (nei giorni scorsi le stime riviste dall’ Europa indicavano un +0,7%). Il dato è significativamente inferiore all’1,2% previsto dal Def e alla precedente stima del +0,8%. Nel 2025, invece, si prevede un aumento dell’1,1%: nel corso del 2024 l’attività economica potrebbe aumentare gradualmente, sostenuta dal recupero del reddito disponibile e della domanda estera.

Preoccupa la crisi del Mar Rosso

Rimane però una direzione di rischio al ribasso a causa della scarsa dinamicità del commercio mondiale, della fragilità economica cinese e delle tensioni politiche internazionali. Allarma particolarmente la crisi del Mar Rosso: gli attacchi contro le navi mercantili rappresentano un serio rischio per le importazioni italiane, poiché quasi il 16% del valore totale degli articoli importati passa attraverso lo stretto marino. Questo include una significativa parte degli acquisti provenienti dalla Cina, dalle economie dell’Asia orientale e dai Paesi del Golfo Persico, che sono esportatori di materie prime energetiche: questa via marittima ha infatti anche un’importanza significativa per le importazioni di petrolio greggio, prodotti raffinati e manufatti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30% degli acquisti dall’estero del Paese.

Confartigianato ha stimato che tra novembre 2023 e gennaio 2024, la crisi nel Mar Rosso ha causato danni considerevoli al commercio estero italiano, ammontanti a 8,8 miliardi di euro, pari a una perdita di 95 milioni di euro al giorno. In particolare, negli ultimi tre mesi, l’Italia ha subito una perdita di 3,3 miliardi di euro, ovvero 35 milioni di euro al giorno, a causa di esportazioni mancate o ritardate, e una perdita di 5,5 miliardi di euro, pari a 60 milioni di euro al giorno, dovuta al mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri.

Particolarmente rilevanti sono le esportazioni di prodotti provenienti dalle piccole imprese, che ammontano a 10,8 miliardi di euro. Tra questi, i prodotti alimentari costituiscono la categoria più significativa, con un valore di 4,2 miliardi di euro, seguiti dai prodotti in metallo (1,8 miliardi di euro), altri prodotti come gioielleria e occhialeria (1,8 miliardi di euro), moda (1,5 miliardi di euro) e legno e mobili (1 miliardo di euro). Da monitorare anche il settore chiave dell’export italiano verso i mercati emergenti dell’Asia, macchinari e impianti, di cui una parte significativa transitava attraverso il canale di Suez. Confartigianato sottolinea che la crisi colpisce anche le piccole imprese nel settore dei trasporti: sono infatti a rischio 2,5 miliardi di euro di fatturato del sistema di trasporto e logistica.

La BCE lascia invariati i tassi d’interesse

La Banca Centrale Europea ha deciso di non modificare i tassi d’interesse attuali: il tasso sui rifinanziamenti principali rimane stabile al 4,50%, mentre quelli sui depositi e sui prestiti marginali si mantengono rispettivamente al 4% e al 4,75%. La decisione si basa su nuove informazioni che hanno confermato le valutazioni precedenti riguardo alle prospettive di inflazione a medio termine: la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo sta proseguendo e ci si aspetta una prossima mossa dalla BCE nel secondo trimestre dell’anno. La revisione al ribasso delle aspettative degli operatori sui tassi ufficiali negli Stati Uniti e in Europa ha indotto un allentamento delle condizioni sui mercati finanziari internazionali.

I tassi d’interesse incidono sulla richiesta di finanziamenti per famiglie e imprese: a fine 2023 la frenata del credito è rallentata e Bankitalia ha osservato a novembre una riduzione meno marcata nel volume dei prestiti per il secondo mese consecutivo, a fronte del brusco calo registrato a settembre (-6,7%).

Inflazione in calo, ma i consumi rimangono incerti

Gli analisti di Bankitalia hanno osservato una tendenza al ribasso dell’inflazione sui beni industriali non energetici e sui servizi. Si stima che l’aumento del costo della vita diminuirà all’1,9% nel corso del 2024, rispetto al 5,9% registrato l’anno precedente, e continuerà a scendere gradualmente fino all’1,7% nel 2026. Nel frattempo, si prevede che l’inflazione di fondo diminuirà fino al 2,2% nei prossimi dodici mesi, rispetto al 4,5% del 2023, e si stabilizzerà al di sotto del 2% nel biennio successivo.

Secondo Bankitalia, il 4° trimestre dello scorso anno lascia segnali misti per quanto riguarda i consumi: le vendite al dettaglio recuperano, ma restano deboli quelle dei beni alimentari e il mercato delle automobili. Le prospettive sui consumi del 2024 rimangono ancora incerte: secondo una stima della Cer per Confesercenti, nel 2024 la crescita prevista in Italia sarà favorita dalle misure di riduzione del cuneo contributivo e dalla riforma fiscale. Si prevede un aumento della spesa delle famiglie di circa 5,6 miliardi di euro, che rappresenta circa la metà dell’incremento totale previsto di 10,9 miliardi di euro. Con una conferma dei provvedimenti anche nel 2025, la spesa delle famiglie aumenterebbe dello 0,7% con un PIL in crescita dell’1,1%.

Un aumento che permetterebbe di recuperare finalmente, dopo ben 18 anni, i livelli dei consumi che si registravano prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2007-2008. Senza taglio del cuneo, invece, le dinamiche positive rischiano di venire meno: in questo caso le simulazioni Confesercenti-CER mostrano che l’incremento dei consumi si abbasserebbe allo 0,2%, con un incremento del Pil fermo allo 0,8%.

Gli italiani sono pessimisti sul futuro

Le condizioni per gli investimenti rilevate da Bankitalia a fine 2023 mostrano un lieve miglioramento, sebbene rimangano negative (con un indice del -20,9% rispetto al -31,0% precedente), e le previsioni sulla spesa per beni di capitale registrano un aumento (dal 11,1% al 16,0%). Tuttavia, la domanda continua a essere un fattore limitante. Risale anche la propensione al risparmio: nel terzo trimestre dello scorso anno è salita dal 6,3% al 6,9%, riavvicinandosi gradualmente a quell’8% che era il livello “normale” di prima della pandemia.

Tuttavia, secondo il rapporto “Uno sguardo al futuro” pubblicato da Area Studi Legacoop e Ipsos, basato su un sondaggio condotto su un campione rappresentativo di cittadini italiani (800 individui dai 18 anni in su), la maggior parte delle persone non prevede un miglioramento della situazione generale del Paese. Due italiani su tre (67%) non sono ottimisti riguardo all’andamento futuro dello Stivale: l’atteggiamento pessimistico è in linea con le aspettative negative riguardo alla situazione internazionale, con una forte preoccupazione per i conflitti in corso (85%), le tensioni tra occidente e Russia (83%), i cambiamenti climatici (81%) e il terrorismo (80%).

07/02/2024 | Categorie: Consulenza Finanziaria , Economia e Dintorni , EconoPolitik Firma: Redazione