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Consumi e rincari 2022: il peso dell’inflazione sulla ricchezza degli italiani

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I tassi di inflazione a dicembre 2021 aveva raggiunto il picco del 3,9% e nei prossimi mesi è attesa la stangata del rialzo dei prezzi dovuta ai rincari energetici di luce e gas e delle materie prime.

L’inizio del nuovo anno non pronostica prospettive rosee per i tassi di inflazione che già a dicembre 2021 aveva raggiunto il picco del 3,9%. Nei prossimi mesi è attesa la stangata del rialzo dei prezzi dovuta ai rincari energetici (+55% luce, +41,8% gas) previsti dal programma di Transizione Ecologica del PNRR. Ciò che parzialmente può consolare è che il fenomeno inflazionistico non è circoscritto esclusivamente alla realtà italiana, ma riguarda anche l’Europa e il mondo intero quale diretta conseguenza della crisi economica causata dal covid-19.

Inflazione in Europa e nel mondo: qualche dato

Dopo 15 anni di stabilità e di relativa crescita – successiva alla crisi economica del 2008 e al primo anno di pandemia – l’inflazione è nuovamente esplosa proprio a causa dei programmi di ripresa economica post-Covid dell’anno appena trascorso. I livelli di inflazione a novembre 2021 per l’Italia non sono mai stati così alti, mentre per i paesi dell’Unione Europea si sono raggiunti tassi massimi del 4,9% e di quasi il 7% per gli USA.

Le proiezioni degli analisti ci dicono, inoltre, che da qui ai prossimi mesi dovremo imparare a convivere con questo tipo di inflazione strutturalmente più elevata che non accennerà a diminuire prima del secondo semestre del 2022. Tale situazione metterà seriamente in difficoltà il potere d’acquisto di famiglie e risparmiatori nel medio-lungo periodo.

Inflazione in Italia: le proiezioni per il 2022

Per i primi mesi del 2022 non si prevedono miglioramenti sul fronte inflazione. Il rincaro dei prezzi colpirà prevalentemente le famiglie che si troveranno in situazioni in cui verrà messa in discussione non solo la loro capacità di acquisto ma anche il reddito disponibile. Ciò sarà dovuto principalmente all’aumento dei prezzi energetici – previsti per gennaio 2022 – ma anche a quello dei prezzi al dettaglio come: beni alimentari (lavorati e non), beni durevoli, prodotti e servizi per la cura della persona, ricreativi, culturali e per i trasporti.

Come afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, commentando i dati diffusi dall’ISTAT: “Complessivamente nel 2021 la famiglia ‘tipo’ italiana, a causa del tasso di inflazione medio all’1,9% registrato lo scorso anno, ha dovuto sborsare 584 euro in più per l’aumento dei prezzi al dettaglio, con punte di +758 euro annui per un nucleo con due figli. Numeri destinati ad aggravarsi in considerazione dei rialzi delle bollette di luce e gas scattati il 1° gennaio, e che determineranno una ondata di rincari in tutti i settori. Una situazione che mette a serio rischio i consumi delle famiglie, che potrebbero crollare nel 2022 come conseguenza del caro-vita”.

L’inflazione grava per le coppie con figli a carico ma maggiormente per quelle senza figli

Secondo le stime degli specialisti del settore, prezzi e tariffe sono destinati a crescere nelle prossime settimane a causa dell’aumento inflattivo di gas, luce e dei prezzi delle materie prime disposti da ARERA (l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente). Tali rialzi avranno un effetto domino sui listini e potrebbero portare, entro la primavera, ad un raddoppio del tasso di inflazione rispetto a quello attuale.

L’accelerazione dell’inflazione peserà sui consumi degli italiani perché le famiglie reagiranno ai rincari contraendo la spesa; ciò determinerà un vero e proprio effetto a cascata sul commercio e in generale su tutta l’economia nazionale. Ma cosa comporterà per le famiglie, nello specifico della loro spesa annua e del costo della vita?

Queste le parole di Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “L’inflazione a 3,9% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita pari a 1.407 euro su base annua, 535 solo per abitazione, acqua ed elettricità, 519 euro per i trasporti. Per una coppia con un figlio, la maggior spesa annua è pari a 1.303 euro, 537 per l’abitazione, 452 per i trasporti, in media per una famiglia il rialzo complessivo è di 1.094 euro, 504 per l’abitazione e 332 per i trasporti. Ma il record spetta alle coppie senza figli con meno di 35 anni che, spendendo di più di quelle con i figli per viaggiare e per la cura della casa, hanno un aggravio annuo di 1.438 euro, 635 per l’abitazione e 515 per i trasporti”.

Inflazione e dinamica salariale: valore stabile allo 0,6% per tutto il 2021

Sul fronte inflazione e liquidità, i dati trasmessi dalla Banca d’Italia rilevano giacenze liquide nei conti correnti delle famiglie che ammontano a quasi 1.800 miliardi di euro (500 miliardi per le imprese). Tuttavia, se le imprese possiedono strumenti tecnici per gestire la liquidità in modo attivo e ridurre la perdita di potere d’acquisto delle riserve contanti, per le famiglie l’erosione del capitale rischia di essere più gravoso.

Tuttavia, in questa situazione di inflazione crescente, l’unico dato che rimane stabile è quello relativo alla dinamica salariale. Secondo quanto rilevato dall’economista Paolo Pizzoli, infatti: “A novembre 2021 l’inflazione salariale è rimasta ferma allo 0,6%, lo stesso livello dell’inizio del 2021. Continuiamo a ritenere che il persistente rallentamento del mercato del lavoro continuerà a prevenire effetti di secondo impatto di lunga durata e diffusi”.

Inflazione: quali le proiezioni prospettate per i prossimi 10 anni

Se nei prossimi 10 anni dovessero confermarsi questi livelli di inflazione la perdita di potere d’acquisto del capitale mantenuto liquido e non investito ammonterebbe a circa il 28,5%. Inoltre, col fenomeno della globalizzazione in fase di ripensamento – sia a causa dell’emergenza pandemica che dei processi di rientro delle aziende che negli scorsi anni avevano delocalizzato la loro produzione – sarà più difficile aspettarsi un boom dei mercati finanziari.

Ipotizzando, quindi, un’inflazione del 3% per il 2022 si rischia di avere perdite per circa 55 miliardi di euro. Ecco perché risulta decisivo che le banche centrali si impegnino a riportare i tassi di inflazione ad un valore medio di circa il 2% sul lungo periodo.

06/01/2022 | Categorie: Economia e Dintorni , Finanza personale Firma: Giulia Panebianco