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Consulenza, stracciato il fai da te:
sfatato il mito del self investor

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Presentata al Salone la nuova indagine Demia sul mondo degli investimenti

La consulenza batte il fai da te 6-1. È questa la proporzione che emerge dai risultati della ricerca sul tema svolta da Demia. In particolare, il 29,5% ha un consulente o quanto meno un referente per gli investimenti. Mentre il 5,1% degli italiani tra i 35 e i 74 anni sceglie il “fai da te” per gestire i propri risparmi: a comporre questo segmento sono i risparmiatori che non si avvalgono di alcun referente per la gestione del proprio patrimonio finanziario e sono quindi del tutto autonomi nella selezione dei prodotti, nonché nel decidere il timing di acquisto, vendita o switch.

I self investor sono 1,62 milioni di persone (su un totale di 32 milioni) che dedicano molto tempo a questa attività e che dichiarano di avere una buona conoscenza della materia economico-finanziaria, una grande fiducia nella propria preparazione e competenza, una buona capacità di controllo delle emozioni che consente loro di affrontare anche prodotti ad alto profilo di rischio. Questa la fotografia tracciata dalla ricerca a cura dell’Istituto Demia per conto di Assogestioni sul mondo dei Risparmiatori fai da te, presentata al Salone del Risparmio.

Lo studio ha preso in analisi un campione rappresentativo di 1.050 risparmiatori in possesso di un patrimonio mobiliare investito o investibile di almeno 30mila euro, ovvero il 34,6% della popolazione del target 35-74 anni, e un campione di consulenti bancari e finanziari operanti in Italia. Nell’indagine sono state raccolte anche le risposte degli ex fai da te (rappresentativi di 1,91 milioni di persone), risparmiatori che, nella quasi totalità, hanno scelto nuovamente la consulenza in seguito a minusvalenze importanti, e coloro che non lo sono mai stati, ovvero persone che affidano da sempre la gestione del patrimonio ad uno o più consulenti.

La figura del risparmiatore fai da te, fotografa l’indagine, è in divenire, e si articola in modo differente a seconda delle diverse generazioni: a cambiare con l’età anagrafica sono infatti l’atteggiamento verso il risparmio e gli investimenti, il livello di cultura finanziaria, la dimensione del patrimonio, l’accesso e la dimestichezza con la tecnologia, le risorse di tempo da dedicare e le esperienze passate. Il 53% dei “fai da te” dichiara che il piacere di seguire personalmente i propri investimenti, unitamente alla propria dimestichezza tecnologica verso App o internet banking (36%) e alle personali conoscenze in materia (33%), sono tra le principali motivazioni che li spinge a gestire da solo i propri risparmi. Inoltre, il 46% dei risparmiatori fai da te intervistati attribuisce alle nuove normative come Mifid2 un ulteriore aggravio di burocrazia, già motivo di stimolo al fai da te.

Motivazioni che si ribaltano per coloro che, invece, si affidano a un consulente: per il 42% dei rispondenti sono le insufficienti conoscenze in materia unite alla percezione della complessità dei mercati che richiedono conoscenza e costanza (34%) i motivi principali per affidare a un consulente per i propri risparmi. Tra gli ex risparmiatori fai da te: il 49% dichiara che i mercati sono sempre più complessi e che è necessario avere a fianco un esperto, il 32% sostiene di non essere in grado di calcolare in modo adeguato i rischi e, tra le risposte più referenziate, il 24% riconosce alla consulenza un valore aggiunto anche a fronte di un costo da sostenere.

La competenza, tuttavia, risulta tra le principali leve potenziali per riavvicinare alla consulenza i fai da te: il 42% dichiara che potrebbe riconsiderarla qualora si rendesse conto di non essere abbastanza esperto, o se dovesse scegliere di investire in mercati sconosciuti (37%). A seguire vengono indicate la mancanza di tempo per dedicarsi al fai da te (25%), la necessità di pianificare nel medio-lungo periodo con gli strumenti più adatti (23%), le eventuali minusvalenze registrate (22%).

05/04/2019 | Categorie: Investimenti , Mondo consulenti Firma: Redazione