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Consob: italiani bene sui risparmi, non sull’educazione finanziaria

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Lo scenario emerge dal nuovo rapporto pubblicato in giornata dall’Authority

I risparmi delle famiglie sono ancora consistenti, ma le conoscenze in materia economica restano decisamente basse: la ricchezza netta è stabile ai livelli del 2012, sopra la media Ue, allo stesso tempo però il 50% non conosce le nozioni finanziarie di base né sa in cosa consista il servizio di consulenza agli investimenti. Una situazione che è stata illustrata dalla Consob, oggi, con la pubblicazione e la presentazione del rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane per il 2018.

La ricchezza netta delle famiglie italiane rimane stabile sui livelli del 2012, mentre il tasso di risparmio lordo continua ad attestarsi al di sotto della media dell’area euro. Persiste il divario fra Italia ed Eurozona con riferimento sia alle scelte di portafoglio, soprattutto per la componente assicurativa e previdenziale, sia al livello di indebitamento. La diffusione di alcuni prodotti e servizi bancari vede l’Italia in linea con la media dell’area euro, dopo l’incremento registrato nel periodo 2011-2017, mentre sono meno incoraggianti i dati relativi alla familiarità con gli strumenti di pagamento digitali.

La cultura finanziaria delle famiglie italiane rimane bassa: in media, un intervistato su due non è in grado di definire correttamente nozioni finanziarie di base; il dato scende a meno di uno su cinque nel caso di concetti avanzati. Tra gli strumenti più conosciuti si annoverano i titoli di Stato (indicati dal 54% degli intervistati), mentre solo il 10% del campione è in grado di ordinare correttamente alcune opzioni di investimento per livello di rischio.  Solo un terzo delle famiglie, infine, dichiara di avere un piano finanziario e di controllarne gli esiti. A fine 2017 il tasso di partecipazione delle famiglie italiane al mercato finanziario si attesta al 29%; dopo i depositi bancari e i prodotti postali, le attività che pesano di più nel portafoglio degli investitori sono i fondi comuni e i titoli di Stato.

Dulcis in fundo, più del 50% non sa in cosa consista il servizio di consulenza in materia di investimenti. Tra gli elementi che orientano nella scelta dell’esperto, si annoverano le indicazioni dell’istituto bancario di riferimento, la fiducia, i prodotti offerti e le competenze . Nel 37% dei casi gli investitori sono convinti che la consulenza sia gratuita, mentre nel 45% dei casi essi dichiarano di non sapere se il consulente viene retribuito. Nel complesso il 50% circa non è disposto a pagare per il servizio. La disponibilità a pagare si associa positivamente con la cultura finanziaria, la conoscenza delle caratteristiche del servizio, l’orientamento al lungo termine (definito come capacità emotiva di sostenere perdite nel breve periodo) e l’abitudine a monitorare gli investimenti.

22/10/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , Finanza personale Firma: Redazione