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Comprendere gli indici di mercato azionario

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Migliaia di azioni vengono scambiate ogni giorno sui vari mercati azionari in tutto il mondo. Esistono poi un certo numero di indici azionari che seguono i movimenti del mercato azionario.
Gli indici più semplici (per esempio il Dow Jones Industrial Average (DJIA) negli Stati Uniti) sono indici pesati sul prezzo. Per calcolare il valore dell’indice si somma il prezzo dei 30 titoli che lo compongono. Ma nel corso del tempo, le azioni dell’indice cambiano e alcune delle società hanno effettuato degli “split” alle loro azioni; per correggere questi cambiamenti si applica un divisore quindi la somma dei prezzi delle azioni nel DJIA viene diviso per circa 0,123. Questo significa che un cambiamento di 1 dollaro nel prezzo di un’azione dell’indice si trasforma circa in un 1/.123 o 8.1 punti nell’indice.

Un problema che si pone con gli indici ponderati per il prezzo è che l’influenza di un’azienda all’interno dell’indice dipende dal prezzo per azione e non dal valore dell’azienda stessa. Nel Dow Jones Industrial Average, Merck, con un prezzo per azione (nel momento in cui scrivo) di circa 35 dollari ha un peso maggiore nell’indice di General Electric che scambia attorno ai 30 dollari, nonostante la maggiore capitalizzazione di GE (GE ha molto più flottante; il valore totale delle azioni GE è attorno ai 300 miliardi di dollari rispetto ai soli 75 miliardi di Merck).

attorno ai 300 miliardi di dollari rispetto ai soli 75 miliardi di Merck).
C’è una seconda classe di indici chiamati “ponderati per il valore” che assegnano un valore nell’indice proporzionale alla grandezza dell’azienda. Lo Standard & Poors 500 è un indice di questo tipo; recentemente (dicembre 2007) Exxon, la più grande azienda dell’indice aveva un peso di circa il 4%, General Electric aveva un peso di circa il 3% e Microsoft circa il 2,5%; le altre 497 aziende, tutte insieme, hanno un peso di solo il 91% dell’indice.
Alcuni investitori trovano utile possedere gli indici. Gli investitori che vogliono diversificare il portafoglio possono comprare tutte le aziende presenti nell’indice; questo consente loro di ridurre il rischio del loro portafoglio (la variabilità di un gruppo di azioni tende a essere più piccola rispetto alla variabilità di una singola azione).

Usando i fondi indice gli investitori possono investire in tutto il mercato azionario statunitense (per esempio il Wilshire 5000 index che include la maggior parte dei titoli statunitensi) o su un settore specifico (per esempio sullo i Shares S&P North American Technology Sector Index Fund che segue le aziende statunitensi che operano nel settore tecnologico.).
Gli investitori istituzionali possono usare i fondi indice per “hedgare” i loro portafogli; i fondi hedge, spesso, usano questi fondi per ridurre la correlazione tra il rendimento dei loro fondi e altri indici. Gli investitori possono acquistare questi indici in modi diversi. Si può tentare di acquistare tutte le azioni, ma, a meno di essere un grande investitore, è molto costoso acquisire differenti quantità di 500 aziende diverse. Più realisticamente, è meglio acquistare un ETF.

Anche un fondo comune che segue lo S&P 500 potrebbe non acquistare tutte le aziende dell’indice, dato che seguire l’indice possedendo piccole quantità delle società più piccole porta solo un minimo miglioramento. La distinzione importante tra un fondo comune e un ETF per un investitore è che i fondi comuni hanno solo un prezzo al giorno, fissato poco dopo la fine della giornata di contrattazioni, mentre gli ETF sono scambiati tutto il giorno. Un investitore che compra un fondo acquisisce l’azione a un prezzo e può venderlo solo in una data successiva al prezzo fissato alla fine del giorno. Questi fondi  sono adatti a un investitore di medio lungo termine e non ai trader che vogliono comprare e vendere in momenti diversi della giornata. La base per valutare questo tipo di fondi è osservare come vanno i loro rendimenti rispetto all’indice, comportamento che tende  migliorare in funzione della grandezza del fondo (fondi più grandi, minori costi fissi di gestione, migliori rendimenti rispetto all’indice).

Un ETF (exchange traded fund)  è un portafoglio di azioni che è progettato per seguire un indice che è scambiato su una borsa. Quindi si può comprare un ETF alle 11.00 e venderlo alle 2 del pomeriggio se si vuole. Per molti piccoli investitori è più conveniente tenere in portafoglio i fondi comuni (per esempio fondi che consentiranno di fare piccoli versamenti ogni mese) ma alcuni investitori ritengono che la flessibilità degli ETF sia un fattore più importante.
Ci sono anche futures che vengono scambiati sullo S&P 500. Come qualsiasi future, questi contratti sono scambiati sulla borse dei future (a Chicago sul CME) e non in borsa.

Questi contratti future equivalgono a operare su un portafoglio di azioni per consegna a una data futura.
In altre parole, in qualsiasi mese, si può decidere di acquistare o vendere l’indice nel mese successivo o dopo qualche mese. C’è una relazione abbastanza stretta tra il prezzo del future e l’indice (il prezzo del future è uguale al prezzo dell’indice (1 + il tasso di interesse appropriato). I future richiedono investimenti iniziali molto più piccoli rispetto alle azioni e vengono scambiati dopo che le azioni hanno chiuso le contrattazioni (i future sull’indice S&P sono scambiati in maniera continuativa dalla notte della domenica fino a venerdì pomeriggio).
Quindi si può seguire il mercato anche quando le borse sono chiuse guardando il prezzo dei mercati dei future sebbene la relazione tra la liquidità alla fine della giornata e il prezzo dei future debba essere ben esaminata.

27/01/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Cole Kendal