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Ci siamo: ecco le novità di Basilea III

Maggiore qualità del patrimonio di vigilanza e rafforzamento dei requisiti minimi, introduzione dei parametri di liquidità, del leverage ratio e dei buffer (cuscinetti) di capitale. Queste le principali novità del nuovo accordo di Basilea (Basilea3) sui requisiti patrimoniali delle banche, che entrerà in vigore a partire dal gennaio del 2013. Le nuove regole non penalizzato il modello di banca retail, diffuso in particolare in Italia.

REQUISITI RAFFORZATI –
L’asticella alzata con il nuovo accordo non deriva solo dall’indicazione quantitativa ed esplicita del nuovo coefficiente minimo di capitale che le banche dovranno detenere a fronte delle loro attività ponderate per il rischio (Rwa) ma anche di altri fattori, quali la ricalibrazione del patrimonio verso il common equity (capitale e riserve), a scapito degli altri strumenti ibridi di capitale, e le tecniche di mitigazione dei rischi che diventano più rigorose.

BUFFER PATRIMONIALI – Saranno due. Il primo sarà fisso e sempre operativo.
Ogni banca, oltre ad avere il capitale minimo richiesto in rapporto alle sue attività ponderate per il rischio, dovrà avere sempre il buffer denominato "capital conservation" altrimenti subirà restrizioni, imposte dall’autorità di vigilanza, nella distribuzione di dividendi e di premi al management. Questo buffer però verrà attivato solo dopo che i requisiti patrimoniali minimi saranno andati a regime quindi qualche anno dopo rispetto al 2013. Il buffer di secondo tipo è quello che avrà la funzione anticiclica. Verrà attivato solo qualche anno dopo rispetto alla data di entrata in vigore del nuovo accordo. Ci sarà un’autorità preposta (in Europa è ancora da decidere se spetterà alla nuova Autorità per le crisi sistemiche) che valuterà la presenza di un eccessivo "riscaldamento" del credito e farà attivare il nuovo buffer patrimoniale. Nelle fasi di discesa del ciclo economico, invece, le autorità consentiranno alle banche di utilizzare il buffer anticiclico per coprire le perdite sui crediti.
 
IMPATTO PER LE ITALIANE – Per le banche italiane con l’applicazione delle nuove regole "un pò di strada da fare ci sarà" riconoscono fonti del Comitato di Basilea che sottolineano, tuttavia, come non ci debba essere ansia da parte del sistema italiano alla luce della migliore qualità del capitale rispetto agli istituti di credito di altri paesi di cui già oggi può disporre. Il nuovo accordo, è la prima valutazione che emerge tra i regolatori, non penalizza, tutto considerato, il modello di banca retail che è predominante in Italia. Vi sono innanzitutto le clausole di grandfathering (mantenimento nel computo del capitale di strumenti che in tempi lunghi dovranno essere sostituiti) che consentiranno alle italiane di conservare a lungo nel calcolo del patrimonio alcuni strumenti peculiari del nostro sistema. Poi vi è l’introduzione di franchigie, fino al 15% del common equity, per le deduzioni previste dall’accordo che sono una risposta al problema delle deduzioni sulle poste relative alla fiscalità anticipata e del trattamento degli interessi terzi. Vi è inoltre da considerare, è la valutazione degli stessi ambienti, l’ampia gradualità dell’applicazione delle nuove regole. In conclusione si ritiene la situazione migliore per le italiane rispetto alle valutazioni negative che emergevano con la prima proposta di modifica dell’accordo di Basilea messa a punto nel dicembre del 2009. Le clausole di grandfathering, tra l’altro, consentono alle banche di continuare a computare nel capitale di migliore qualità anche i Tremonti bond che in tempi lunghi (cinque anni) saranno con ogni probabilità rimborsati interamente in quanto con il passare degli anni diventano più onerosi per le banche che li hanno sottoscritti.

13/09/2010 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno