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Capitali all’estero, più di due miliardi non dichiarati

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Gli italiani continuano a nascondere i patrimoni fuori dal Paese, nonostante i sistemi di rilevazione siano ineludibili

Non sono bastate due voluntary disclosure a far emergere del tutto i patrimoni detenuti illegalmente all’estero. Le indagini dell’Agenzia delle Entrate, con la Guardia di Finanza, hanno rintracciato nel 2018, una maggiore base imponibile Irpef di 520 milioni circa. Ma soprattutto, gli uffici del Fisco hanno accertato omesse indicazioni di attività finanziarie ai fini del monitoraggio fiscale per oltre 1,85 miliardi di euro. In pratica oltre due miliardi di patrimoni non dichiarati all’Erario e tenuti nascosti oltreconfine. Lo riporta Il Sole 24 Ore.

Il nemico acerrimo dei “furbetti d’esportazione” è il Crs (Common reporting standard), il sistema di condivisione automatica dei dati a carattere finanziario dei contribuenti. Un meccanismo che riguarda quasi 100 Paesi e in base al quale l’amministrazione finanziaria può conoscere le principali informazioni relative, tra l’altro, a conti correnti, depositi e altri rapporti finanziari dei cittadini italiani negli altri Stati attualmente aderenti allo standard di condivisione. Il primo degli strumenti utilizzati per stanare gli irregolari.

Le attività investigative e di analisi, con particolare attenzione a quelle di contrasto a modalità di evasione ed elusione messi in atto da soggetti particolarmente a rischio, sono state orientate inoltre verso fenomeni di residenza estera fittizia e di trasferimento o detenzione di attività finanziarie all’estero in violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale, che si concretizzano con la compilazione del quadro RW del modello Redditi. I principali strumenti utilizzati per nascondere i patrimoni oltreconfine sono ancora trust e società di comodo.

14/01/2019 | Categorie: Economia e Dintorni , Finanza personale Firma: Redazione