NEWS

Brexit, l’ombra lunga del no deal: ecco chi ci perde

Immagine di anteprima

Il mancato accordo tra Bruxelles e Londra sull’exit costerebbe caro a tanti settori

L’ultima scena filtrata da Westminster è quella di una Theresa May, delusa e provata, che rinvia il voto sull’accordo con l’Ue (così com’è, non sarebbe mai passato) e corre da Angela Merkel per i negoziati d’emergenza. L’ombra del no deal si allunga e si materializza sempre più sui cieli di Londra, dove vedono l’intesa raggiunta dalla premier britannica con Bruxelles come la peggiore possibile: Gran Bretagna sostanzialmente ancora legata all’Europa, ma senza più alcun potere decisionale. La pensa così persino una grossa fetta dei Tory (conservatori), il suo stesso partito. Figurarsi quello dei Labour (laburisti), con Jermy Corbyn che scalpita per insediarsi alla prima crisi di governo utile.

Rischi più grossi per le auto

In uno scenario così complesso, Morningstar ha fatto un’analisi interessante sui possibili effetti dell’eventuale no deal. Perché non è affatto facile che May trovy una nuova intesa con l’Ue e che questa venga votata favorevolmente dal Parlamento inglese. Dallo studio emerge che l’industria più colpita da una dinamica turbolenta di divorzio sarebbe quella automobilistica, per gli stretti rapporti commerciali sia nel segmento della produzione di veicoli sia nella componentistica. Nello scenario peggiore, spiega Alex Morozov, responsabile della ricerca equity di Morningstar in Europa, le valutazioni potrebbero scendere in media del 14%.

Spia rossa anche per le banche

Un altro settore a rischio è quello bancario, particolarmente sensibile agli shock che possono portare a una crisi di fiducia. “La più grande distruzione di valore per gli istituti di credito si ha quando devono aumentare il capitale per far fronte a problemi di solvibilità o liquidità”, dice Morozov. “Tuttavia, crediamo che la volontà della Bank of England di intervenire in caso di necessità sia di vitale importanza per permettere alle banche di superare le fasi critiche. D’altra parte, vari stress test dimostrano che gli istituti sono in grado di evitare un ricorso agli azionisti anche nei casi peggiori”.

La difesa si sta già preparando

Nel breve, anche l’industria della difesa e aerospaziale potrebbe soffrire per una Brexit senza regole. Alcune aziende del settore hanno già iniziato ad alzare il livello di scorte in modo da poter far fronte ad eventuali ritardi nelle consegne tra Gran Bretagna e Unione. In questo modo, potrebbero comprimersi i flussi di cassa, ma non necessariamente i ricavi. Nel più lungo periodo, vanno considerati i rischi di ricollocazione della produzione fuori dal Regno Unito e di minori opportunità di collaborare a programmi militari e di difesa nel continente.

Il fantasma della recessione

Il no deal non ha solo effetti sui commerci, ma anche sull’economia. Da questo punto di vista, lo scenario peggiore è quello di una recessione, caratterizzata da una frenata congiunturale, un aumento dell’inflazione e della disoccupazione. In questo caso, a soffrire di più sarebbero i produttori di beni strumentali ciclici (ad esempio, il settore della logistica). “Le multinazionali di beni di consumo, invece, dovrebbero soffrire meno”, dice Morozov. “Molte di loro hanno un ampio vantaggio competitivo (Economic moat). Inoltre, sono più diversificate a livello geografico. Per operatori globali come Unilever, Nestle e Danone, l’Uk rappresenta il 5% o meno dei ricavi, per cui l’impatto di una stagflazione non sarebbe significativo”.

Insomma, il mancato accordo tra Londra e Bruxelles farebbe male a tutti. L’altra notizia importante riguarda la pronuncia della Corte europea di giustizia. La sua sentenza ha stabilito che la Gran Bretagna ha tutto il diritto di cancellare l’uscita in modo unilaterale. Questa decisione rinforzerà il fronte che vorrebbe un secondo referendum sull'”exit”. Una fazione che vede tra i suoi sostenitori anche Corbyn, il quale scalpita sempre più viste le difficoltà che stanno assediando la premier May. Il futuro britannico resta più che mai incerto e oscilla paurosamente dal no brexit al no deal. Con tutte le conseguenze che questo potrebbe causare ai mercati e alle industrie coinvolte.

11/12/2018 | Categorie: EconoPolitik , Investimenti Firma: Luca Losito