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Bini Smaghi: “L’era dei
trend contrastanti”

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Con un’analisi lucida e lungimirante, l’esperto Bini Smaghi ha provato a riassumere quella che è la situazione attuale a livello globale. Un breve trattato sulla contemporaneità, spaziando dalle novità del digitale ai rischi del sovranismo. Senza tralasciare temi come la globalizzazione e l’industria finanziaria

Nell’intervista, l’economista italiano disegna i tratti decisamente complicati dell’era contemporanea

Il mondo diviso in due parti, contrastanti e in perenne lotta tra loro. Lo rappresenta così, l’economista Lorenzo Bini Smaghi, intervistato in esclusiva da MyAdvice, il pianeta attuale e futuro. Innovazione e globalizzazione da una parte, frammentazione e tensioni internazionali dall’altra. E guardando alle prospettive, economiche, l’ex membro del direttivo Bce, avverte: “L’incertezza determina una insufficienza di investimento reale e una preferenza per le attività finanziarie più liquide, più sicure”.

Dunque il comportamento degli investitori e l’andamento dei mercati, dipende strettamente da quello che accadrà nei prossimi mesi. Da come si realizzerà la Brexit, da quanto dureranno le tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina. Ma anche da tutti gli altri scontri internazionali che potranno sorgere in futuro all’insegna dell’ondata sovranista diffusasi a livello globale.

Ed è molto interessante ascoltare l’analisi di un economista di massima caratura. Bini Smaghi è stato membro del direttivo della Banca Centrale Europea dal 2005 al 2011. Poi ha insegnato alla prestigiosa Università di Harvard e ha ottenuto tre incarichi da presidente in società di rilievo come Snam, Société Générale e Italgas.

La sua riflessione sulle trasformazioni dell’evolving economy, ci lascia un messaggio positivo da un lato, di fiducia e di centralità anche futura del consulente finanziario, di monito dall’altro sui cambiamenti digitali e su come questi vadano gestiti per non rischiare di peggiorare le scelte d’investimento affidandosi troppo all’intelligenza artificiale. Perché l’uomo e la propria percezione, saranno sempre un valore aggiunto.

Viviamo in un’era di importanti trasformazioni tecnologiche e profonde transizioni sociali, cambiamenti che inevitabilmente si riflettono anche in ambito economico e finanziario. Quali evoluzioni dobbiamo aspettarci a livello internazionale nel prossimo futuro?  

“Sono in atto tendenze contrastanti. Da un lato il processo di globalizzazione e di innovazione tecnologica è destinato a continuare. Per certi versi è inarrestabile e legato alla diffusione delle nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale. Dall’altro si accentuano i fenomeni di frammentazione, provocati in parte dalla reazione alla globalizzazione, caratterizzata ad esempio dalle tensioni commerciali tra grandi Paesi, scontri sulle scelte industriali che portano a una ridefinizione delle scelte di collocazione degli investimenti per rendere più efficiente la catena del valore. Un caso evidente è la Brexit, che se non viene preparata adeguatamente può determinare effetti pervasivi sull’economia mondiale. Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono un’altra fonte di incertezza per gli investitori, non solo finanziaria ma anche sull’economia reale. L’incertezza determina una insufficienza di investimento reale e una preferenza per le attività finanziarie più liquide, più sicure”.

Relativamente al tema degli investimenti, anche considerando l’attuale situazione dei tassi di interesse, quanto sarà importante avere per l’investitore un orizzonte di investimento orientato al lungo termine?

“L’eccesso strutturale del risparmio rispetto all’investimento, a livello globale, spinge i tassi d’interesse su livelli storicamente tra i più bassi, soprattutto per le attività finanziarie più liquide. Questa evoluzione crea pressioni deflazionistiche sull’economia mondiale, che vengono contrastate dalle banche centrali con politiche monetarie ancor più espansive, per indurre i risparmiatori a spostarsi sulle scadenze a più lungo termine e su attività più rischiose. L’abbondanza di liquidità tende a ridurre sia i rendimenti sia la volatilità a breve termine delle attività finanziarie, ma al contempo rende più difficile la valutazione del rischio dell’investimento. Si genera in questo modo la possibilità di aggiustamenti repentini delle quotazioni, con forti ribassi dei prezzi. Per proteggersi contro una volatilità meno prevedibile si cercano investimenti molto liquidi, come i titoli di Stato americani o tedeschi, ma con rendimento basso o addirittura negativo, o investimenti a lungo termine, che sono però meno liquidi ma maggiormente allineati alle condizioni di fondo dell’economia”.

Le nuove generazioni hanno sempre più a cuore la sostenibilità del pianeta terra. Non solo diverse case di investimento ma anche molte aziende stanno dedicando sempre più la loro attenzione ai temi ESG ed SRI. Lo ritiene un trend duraturo per l’economia del futuro? 

“Il cambiamento climatico non è solo una emergenza per il pianeta, è anche una opportunità per gli investitori e per le istituzioni finanziarie. Si creano nuovi mercati e nuovi strumenti, per aiutare le imprese a investire nella transizione energetica. L’esperienza recente mostra che c’è molto appetito da parte degli investitori in questi nuovi strumenti. Da questo punto di vista, l’Europa è in vantaggio rispetto ad altre aree del mondo, perché ha sviluppato degli standard che sono all’avanguardia e ha istituzioni molto coinvolte nello sviluppo e distribuzione di prodotti innovativi. Gli investitori sono sempre più attenti a come le aziende incorporano i principi di responsabilità sociale nelle loro decisioni, perché capiscono che nel tempo ciò renderà l’azienda più resiliente e più redditizia”.

Quale sarà il ruolo della tecnologia nella finanza del domani e quali quote di mercato ritiene possa arrivare e detenere la Robo Advisory nella gestione delle disponibilità finanziarie della cittadinanza? 

“La finanza è già una industria tecnologica, che ha prospettive di sviluppo enormi. All’origine di questo sviluppo c’è comunque la capacità dell’uomo di interpretare gli andamenti economici per valutare il rischio e per creare nuovi servizi per gli investitori. La capacità analitica aumenta enormemente con l’intelligenza artificiale, a vantaggio di chi investe. Si ridurranno anche i costi di intermediazione, in conseguenza della maggior concorrenza nella prestazione dei servizi. Ciò riguarderà soprattutto i prodotti più standardizzati, disponibili per la clientela diffusa, il cosiddetto mass-market, mentre la clientela più sofisticata cercherà di ottenere prodotti più differenziati, taylor-made, ma che comunque trarrà beneficio dell’uso di grandi numeri e della capacità di elaborazione dei dati degli intermediari finanziari”.

Il consulente finanziario, nello svolgere un’attività di qualità a favore del cliente, dovrà presidiare sempre più i temi dell’evolving economy. Quale sarà il suo ruolo nei prossimi anni fra gestione della complessità dei mercati e utilizzo delle nuove tecnologie?

“La gestione del risparmio si basa e continuerà a basarsi sulla fiducia. Riuscire a mantenere la fiducia dei risparmiatori, anche rispetto ad una macchina, è la sfida per il consulente finanziario. La fiducia viene messa spesso in discussione nei momenti critici, quando ci sono inversioni dei mercati e magari quando si registrano delle perdite. La reazione dei risparmiatori in genere è quella di ridurre le esposizioni, e migrare verso prodotti più liquidi anche se meno redditizi. La sfida è di fare la scelta equilibrata tra la tendenza di seguire il mercato e quella di differenziarsi, guardando a orizzonti più lunghi. Si pone un problema anche di stabilità finanziaria. Se l’intelligenza artificiale spinge gli operatori a usare gli stessi meccanismi e le stesse strategie di mercato. C’è il rischio che si diffondano i comportamenti da gregge, che accentuano la volatilità e possono generare panico sui mercati. Quando si perde la razionalità, e la fiducia, diventa determinante il ruolo del consulente finanziario”.

In questi contesti in continua e forte evoluzione quanto è importante sviluppare l’educazione economica della cittadina e quale soggetto, a suo avviso, dovrebbe portarla avanti?

“In un mondo dove i risparmiatori hanno un ruolo sempre più importante, e dove c’è un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti, l’educazione finanziaria è fondamentale. La tendenza dei rendimenti ad essere molto bassi, se non addirittura negativi, può spingere verso la ricerca del rischio a tutti i costi, anche quando non lo si capisce. Ciò può creare forti delusioni, anche perché la volatilità dei mercati è cambiata, come indicato prima. Può essere totalmente sconnessa dai fondamentali, come si è visto nell’ultimo trimestre del 2018, e poi invertirsi rapidamente, come è successo all’inizio di quest’anno. Per questo sono necessari dei programmi di educazione finanziaria gestiti dalle autorità pubbliche, perché le conseguenze di una insufficiente educazione hanno ripercussioni sistemiche”.

14/10/2019 | Categorie: Dossier Firma: Redazione