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Bernanke contro tutti

È dal 3 novembre scorso, quando la banca americana ha annunciato la propria decisione di riacquistare titoli di stato per 600 miliardi di dollari, che il suo presidente Ben Bernanke è sottoposto alle critiche di politici (repubblicani) ed economisti.
INFLAZIONE USA SOTTO AL 2%: Domenica sera ha deciso di rispondere non più soltanto agli addetti ai lavori ma direttamente al paese con una lunga intervista concessa al programma di informazione più popolare e qualificato della Tv Usa, "60 Minutes". Bernanke ha spiegato che il rischio di un incremento dell’inflazione è a suo giudizio limitato. Anzi, si è detto «convinto al 100%» di poter contenere l’inflazione sotto il tetto fisiologico del 2%.
QUANTITATIVE EASING? Ma il governatore della Fed è andato oltre la semplice difesa della scelta fatta un mese fa, ed ha ammesso di non poter escludere un ulteriore intervento sui titoli di stato. «Dipende dall’efficacia del programma attuale, dipende dall’inflazione e infine dipende da come si mette l’economia americana», ha spiegato.  Queste sue parole hanno portato alcuni analisti ieri a ritenere una tale eventualità «probabile». Jan Hatzius, della Goldman Sachs, è uno di questi: «La Fed arriverà a comprare titoli fino a raggiungere i mille miliardi di dollari». Il mercato ieri ha reagito mettendo ulteriormente sotto pressione il tasso dei titoli decennali, sceso dal 3% di venerdì al 2,96. Nel corso dell’intervista Bernanke ha manifestato un grado di pessimismo anomalo per una dichiarazione pubblica, dicendosi preoccupato del tasso di crescita attuale dell’economia che «non è molto lontano dal livello che rende la crescita non auto-sostenibile». Altrettanto pessimista si è rivelato sul più delicato tema politico del momento, la disoccupazione, che a novembre è salita al 9,8 per cento.  Bernanke ha detto che potrebbero servire «ancora quattro o cinque anni» prima che torni ai livelli accettabili. E a 24 mesi dalle prossime elezioni presidenziali, una stima di questo tipo non promette certamente nulla di buono per Barack Obama e per il partito democratico.
DISOCCUPAZIONE: Come se non bastasse, il presidente della Fed si è detto preoccupato del fatto che fino al 40% dei disoccupati di oggi possano rimanere in quello stato a tempo indeterminato. Ancora più anomalo è stato il fatto che Bernanke non abbia esitato a esprimere la propria opinione anche su temi più prettamente politici. Quando l’intervistatore gli ha chiesto un parere sulla crescente disuguaglianza sociale nel paese, Bernanke ha risposto dicendo che «una società diseguale non ha il grado di coesione che si vorrebbe avere. Il che è uno sviluppo molto negativo. Stanno emergendo due società diverse, io penso, sulla base di differenze educative. Lo dimostra il tasso di disoccupazione: per chi ha una laurea si aggira attorno al 5%, per chi si è fermato alle superiori arriva al 10%».  SEMPLIFICAZIONE NORMATIVE FISCALI: Alla domanda su come il Congresso possa aiutare l’economia a crescere, Bernanke ha dato l’impressione di sposare una delle soluzioni offerte dalla commissione bilaterale sul deficit, parlando di normative fiscali «inefficienti» sia per gli individui che per le aziende e proponendo la loro semplificazione.

16/12/2010 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Vincenzo Polimeno