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BCE e rialzo dei tassi: quali gli effetti per imprese e risparmiatori?

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A seguito della riunione del Consiglio direttivo ad Amsterdam, la BCE mette fine all’era dei tassi zero e annuncia il primo rialzo dei tassi di 25 punti base a luglio 2022

A seguito della riunione del Consiglio direttivo ad Amsterdam, la BCE mette fine all’era dei tassi zero e annuncia il primo rialzo dei tassi di 25 punti base dopo 11 anni. A questo aumento, previsto per il prossimo luglio, ne seguirà un altro di 50 punti a settembre. Per la Banca centrale europea la sfida è quella di arginare la crescita dei prezzi nell’Eurozona, il tutto senza aggravare il rallentamento economico derivante dalla guerra in Ucraina e dalle relative sanzioni. La decisione è arrivata dopo che il livello di inflazione nell’Eurozona ha raggiunto a maggio 2022 8,1 punti percentuali.

Ma quali saranno le principali conseguenze delle decisioni della BCE verso gli investimenti e le azioni di risparmiatori e imprese nel breve e lungo termine?

BCE e rialzo dei tassi: cosa succede a spread e titoli di Stato

Si sentiranno fin da subito gli effetti delle ultime disposizioni della BCE. L’annuncio ha subito colpito i rendimenti e il BTP a 10 anni italiano è schizzato di 15 punti base, superando la quota del 3,5% e aggiornando i massimi dal 2018. Lo spread è salito a 216 punti, toccando i massimi dal 2020. Il debito italiano costerà, quindi, di più e, se da una parte gli investitori avranno cedole più elevate, dall’altra si riaccendono le paure nei confronti della tenuta del nostro Paese.

L’Italia, infatti, presenta il secondo debito più elevato dell’Eurozona e da luglio non potrà più contare sugli acquisti dei bond in massa di Francoforte. A questo scenario si aggiunge l’abbassamento della crescita nell’area euro, oltre alla conferma che l’inflazione prevista dovrebbe attestarsi al 6,8% nel 2022, al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024.

In questo contesto, i titoli di Stato a tasso fisso soffrono particolarmente, visto che per adeguarsi alle aspettative di rialzi dei tassi i prezzi scendono. Anche la Borsa rappresenta un rischio in questo momento: la forte inflazione, in combinazione col prospetto dei rialzi dei tassi e l’economia in rallentamento (quasi a rischio recessione), spaventa i mercati azionari.

BCE e rialzo dei tassi: sarà l’arma vincente contro l’inflazione?

“L’inflazione è la maggior sfida del momento attuale e le pressioni inflazionistiche si sono ampliate”, ha dichiarato la Presidente della BCE, Christine Lagarde, aggiungendo che le proiezioni indicano che i prezzi rimarranno elevati e la crescita diminuirà rispetto alle stime precedenti. “Nel breve termine prevediamo che l’attività economica sarà smorzata dagli elevati costi energetici, dal deterioramento delle condizioni commerciali, dalla maggiore incertezza e dall’impatto negativo dell’elevata inflazione sul reddito disponibile”, ha proseguito Lagarde.

Secondo la Presidente della BCE, infatti, l’aggressione ingiustificata della Russia nei confronti dell’Ucraina continua a pesare sull’economia dell’Europa e del mondo intero, interrompendo il commercio, causando difficoltà nell’approvvigionamento e nel reperimento di materiali e contribuendo all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Questi fattori continueranno, di certo, a pesare anche sulla fiducia e a frenare la crescita, soprattutto nel breve termine. 

BCE e rialzo dei tassi: le conseguenze su famiglie e mutui

L’aumento dei tassi della BCE si ripercuoterà anche sulle famiglie. Il costo del denaro sarà più caro e finirà per incidere in maniera sostanziale sui consumi. Non solo, chiedere un finanziamento o rateizzare sarà più oneroso e anche il reddito dei consumatori sarà intaccato dall’aumento dell’inflazione che ne ridurrà il potere d’acquisto. Secondo l’ISTAT, ad esempio, la spesa media mensile dei consumatori non ha ancora recuperato i valori pre-pandemici; rispetto al 2019, infatti, la variazione a valori correnti segna un calo del 4,8%.

La stretta sul costo del denaro, annunciata dalla BCE, avrà un effetto a cascata anche sui mutui. Chi ha comprato casa con un prestito a tasso variabile subirà l’impatto più immediato: le rate saliranno già da luglio 2022, quando arriverà il primo rialzo del tasso di riferimento, per poi proseguire con l’ulteriore aumento che scatterà a settembre 2022. Per chi ha un tasso fisso, invece, non ci saranno conseguenze ma a subire le ricadute sarà chi aveva in progetto di richiedere nei prossimi mesi un prestito personale o un finanziamento per l’acquisto di un immobile.

BCE e rialzo dei tassi: le conseguenze su imprese e PMI

Sul fronte PMI, infine, se fino ad oggi le imprese (soprattutto piccole e medie) avevano potuto contare su prestiti a tassi molto bassi – in alcuni casi ottenuti con garanzie statali e con scadenze prorogate grazie alle moratorie introdotte dal Governo per mitigare gli effetti del Covid-19 sull’economia – da luglio 2022 tutta l’operazione sarà più costosa perché, a seguito dei rincari, le rate dei prestiti saranno più alte e le moratorie statali potrebbero anche non essere rinnovate.

Inoltre, finché le decisioni della BCE non sortiranno l’effetto di mitigare l’inflazione, le imprese dovranno affrontare l’ulteriore problema dei prezzi elevati che, non potendo essere scaricati sempre sul consumatore finale, comporteranno minori guadagni.

15/06/2022 | Categorie: Economia e Dintorni , Il caso della settimana Firma: Giulia Panebianco