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Banche italiane più solide: Npl sotto il 10%, recupero record

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Novità positive arrivano dallo stato dei bilanci degli istituti di credito italiani

Le banche italiane sono diventate più solide, facendo scendere per la prima volta dopo anni la quota di Npl nei bilanci sotto il 10%. Il nostro Paese guida così un trend favorevole, che sta coinvolgendo tutta l’Europa. E nel giro di nove mesi in Italia si è riusciti a diminuirli di 37 miliardi. Un risultato eccellente, che ci pone al comando della classifica continentale riguardante i crediti deteriorati in pancia alle banche. A rivelarlo è un’analisi pubblicata da Truenumbers.

Per apprezzare la notizia bisogna fare un passo indietro partendo dal quadro storico sui cosiddetti Npl (Non Performing Loans). Ovvero di quei crediti che le banche sono costrette a considerare non performanti, a rischio, perché sono scaduti o non vengono rimborsati da almeno 90 giorni dopo la naturale scadenza. E per cui il debitore, un’azienda o un semplice cittadino, ha chiesto una rinegoziazione o addirittura si ritrova in uno stato di insolvenza.

Negli anni scorsi gli Npl sono stati un gigantesco problema per i bilanci bancari in Italia, in Grecia, a Cipro, in Spagna, in Irlanda, in tutti i Paesi in cui la crisi economica ha picchiato più duro. Ora il problema sta rientrando, e per una volta sta avvenendo soprattutto grazie al Bel Paese. Naturalmente gli Npl non evaporano, non scompaiono con un tocco di bacchetta magica.

La riduzione è dovuta al fatto che le banche hanno iniziato un processo di vendita di tali contratti di finanziamento a società specializzate nel recupero di questi crediti. Così hanno trasferito la “patata bollente” nelle mani di chi si pone come obiettivo di business quello di recuperare soldi da chi li ha presi in prestito e non li ha più restituiti.

Passiamo a vedere i numeri. A giugno del 2018, in Europa (includendo anche l’Islanda e la Norvegia in questo caso) gli Npl nei bilanci bancari sono diminuiti di 106 miliardi e 900 milioni in soli 9 mesi: il 12,5%. E di questi 106,9 miliardi di decremento ben 37, circa un terzo, sono costituiti dalla diminuzione dei debiti deteriorati italiani che sono passati da 196 a 159 miliardi tra settembre 2017 e giugno 2018, per un calo del 18,9%, quindi superiore alla media del 12,5%.

A livello assoluto nessuno ha fatto meglio di noi. In Spagna vi è stata una diminuzione di 12,9 miliardi, in Irlanda di 11,3 e in Grecia di 11,7. Siamo quelli che hanno contribuito di più al miglioramento della situazione europea. Certamente questo dipende anche dal fatto che in Europa i bilanci bancari italiani erano quelli più gravati da crediti di difficile recupero. Ma il passo in avanti è decisamente innegabile.

In Italia, dunque gli Npl nei bilanci bancari calano dall’11,8% del settembre 2017 al 9,7% di giugno di quest’anno. In pratica per la prima volta le banche italiane hanno, nel loro complesso, meno del 10% dei loro crediti che sono inesigibili. Un livello impensabile solo qualche anno fa quando la percentuale era salita anche oltre il 15%. La strada da fare, tuttavia, resta ancora parecchia. La media europea si attesta, infatti, al 3,6%. Ed è la Germania, col “vizio” di essere la prima della classe, a spingere giù il valore con il suo 1,7%.

08/01/2019 | Categorie: Economia e Dintorni , Investimenti Firma: Luca Losito