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Analisi Economica Fondamentale per la settimana dal 09 al 13 Novembre

L’incertezza continua a dominare, pur in un contesto in cui non mancano alcuni punti
fermi:

1) siamo fuori dalla recessione: ce lo dicono i sondaggi (gli indici dei Direttori degli acquisti, Pmi in Europa ed Ism negli Stati Uniti, sono superiori ai 50 punti) ed iniziano a confermarlo anche i dati storici, come quello sul Pil statunitense nel terzo trimestre (+3,5% trimestrale annualizzato);

2) le diverse Autorità deputate alle politiche economiche e non confermano la ripresa economica (vedi le nuove stime sul Pil, corrette al rialzo, della Commissione europea e le dichiarazioni di questa settimana della Bce e della Fed);

3) tuttavia, in alcuni casi si rileva che il ritmo di miglioramento delle economie sta perdendo velocità (cala l’intensità del recupero di Pmi ed Ism o vi è un’inversione di tendenza – è il caso dell’Ism non manifatturiero che, pur confermandosi oltre i 50 punti, ad ottobre è sceso rispetto al mese precedente).

Le Banche centrali confermano la volontà di non modificare il loro atteggiamento nel breve periodo (la Fed ha ribadito l’intenzione di mantenere i tassi sugli attuali livelli per un periodo prolungato, la BoE ha ampliato il piano di riacquisto degli asset). Ma tale atteggiamento dovrà essere prima o poi sostituito da altri fattori endogeni al sistema economico e quindi il tentativo resta quello di stimolare i consumi: i timori e le
incertezze su questo fronte derivano in primo luogo da un mercato del lavoro che continua a contrarsi, sebbene ad un ritmo nettamente inferiore rispetto ai mesi scorsi.
L’incontro della Banca centrale europea si è conclusa con la conferma del tasso repo all’1,0%. Il Presidente  Trichet ha parlato di miglioramento dell’economia dell’Area nel secondo semestre di quest’anno, con tassi di variazione del Pil che dovrebbero tornare positivi su base trimestrale, e di rischi bilanciati per il futuro, nonostante permanga un elevato grado di incertezza; per l’inflazione si prospetta il ritorno a tassi di variazione moderatamente positivi nel corso del 2010.
L’incontro della Banca centrale europea si è conclusa con la conferma del tasso repo all’1,0%. Il Presidente Trichet ha parlato di miglioramento dell’economia dell’Area nel secondo semestre di quest’anno, con tassi di variazione del Pil che dovrebbero tornare positivi su base trimestrale, e di rischi bilanciati per il futuro, nonostante permanga un elevato grado di incertezza; per l’inflazione si prospetta il ritorno a tassi di
variazione moderatamente positivi nel corso del 2010.
Anche dalla Fed è giunto il riconoscimento che la ripresa è in atto, ma il timore che il mercato del lavoro possa porre un freno allo sviluppo ha portato alla scelta di anticipare ai mercati che i tassi rimarranno su livelli eccezionalmente bassi per un prolungato periodo di tempo (attualmente il livello target per i fed fund è compreso tra lo zero e lo 0,25%); questo è reso possibile non solo dalle condizioni economiche correnti, ma
anche dal basso tasso di utilizzazione delle risorse (cioè dall’elevato tasso di disoccupazione e dal basso utilizzo della capacità produttiva), oltre che dal corrente trend dell’inflazione e dalle aspettative stabili sulla dinamica dei prezzi. Si è riunita infine anche la Banca d’Inghilterra, che ha confermato il tasso base allo 0,50% ma ha deliberato l’aumento a 200 miliardi di sterline (+25 miliardi, meno delle attese del mercato che
si attendeva un +50) allo scopo di agevolare la ripresa economica.
Sul mercato interbancario, nessuna nuova: i tassi si mantengono sui minimi storici.
Sui mercati valutari va rilevato il tentativo del cross tra dollaro e divisa unica di violare il supporto dinamico di medio periodo che sostiene il trend rialzista dell’euro (la retta che unisce i minimi crescenti dallo scorso marzo ad oggi) avvenuto in concomitanza delle giornate di correzione al ribasso dei mercati azionari. Il successivo recupero dei listini ha tuttavia evitato la rottura del supporto ed il cambio, che era arrivato ad un minimo di 1,4625 punti, ha riguadagnato il livello di 1,49 punti, riportandosi nettamente sopra il supporto dinamico. Il primo livello di resistenza è dato dai massimi (per l’euro) poco sopra l’1,50% già toccati nelle ultime sedute dello scorso ottobre.

Per quanto riguarda il cross EUR/JPY, il cambio resta solidamente all’interno dell’ampia fascia laterale compresa tra i 127 ed i 139 punti entro cui è collocato dallo scorso marzo. La divisa nipponica conferma i valori della settimana precedente anche nei confronti del dollaro, contro cui scambia appena sopra i 90 punti, valori che rappresentano i livelli centrali della fascia di oscillazione disegnata negli ultimi due mesi e compresa tra gli 88 ed i 92 punti.

Il cross EUR/GBP consolida i livelli appena sotto area 0,90 punti: non si è quindi ancora determinata la violazione del supporto posto su quei valori, che coincidono con i rimbalzi tecnici di febbraio e di aprile del movimento ribassista avvenuto nel corso del 2009 che ha portato il cambio a toccare lo 0,85 nei mesi estivi dai massimi di 0,98 punti con cui si era aperto l’anno.

(Fonti: Reuters ; Bloomberg; BNL gruppo BNP Paribas)

09/11/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione