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Allarme rosso per gli hedge fund

Dagli Stati Uniti è arrivato l’allarme.
Tale allarme è dovuto all’exploit negativo di venerdi scorso di cui si è reso protagonista il fondo Cso Partners, gestito dal gruppo bancario-finanzario americano Citigroup, che ha portato alle dimissioni del responsabile del fondo John Pickett. A tutto ciò si aggiungono le difficoltà del fondo Falcon Plus Strategies, “leverage fund” operativo dal 30 settembre e che ha già perso il 52%, anch’esso gestito da Citigroup. Persino il sito “The Hedge Fund Implode Meter”, che monitorizza costantemente gli hedge fund classificandoli in relazione ai rischi, ai fallimenti e alle prospettive future, ha sottolineato come la situazione sia di grande rischio. Tutti gli operatori di mercato più importanti prevedono un imminente crisi dei fondi hedge e di conseguenza dei mercati.
L’aspetto più preoccupante risiede nel fatto che al momento della crisi dei mercati finanziari del 2000/2001, gli hedge fund erano poco numerosi, quindi risulta difficile prevedere come questi fondi reagiscano ad una crisi di mercato.
Oggi gli hedge fund, secondo l’Hedge Fund Research, sono circa diecimila in tutto il mondo, ma nonostante ciò ci sono molte ombre sul loro funzionamento. I fondi hedge negli Stati Unit, come nel resto del mondo, sono pensati per un target di investitori molto elevati (manager di aziende, magnati internazionali) visto che devono avere un patrimonio minimo di un milione di dollari o entrate nette superiori a 200mila dollari. Il loro obbiettivo è quello di ottenere rendimenti costanti nel tempo, mediante investimenti altamente rischiosi, ma altresì altamente fruttuosi. Il più famoso è il Quantum Fund di George Soros (nella foto), che negli ultimi dieci anni ha guadagnato il 3.365% e che ha rappresentato la base del successo economico di Soros. Tale fondo è giunto alla ribalta nel “venerdi nero” del 16 settembre 1992, quando costrinse la Banca di Inghilterra ad uscire dallo Sme e quindi a svalutare la sterlina attraverso la vendita allo scoperto di più di 10miliardi di dollari in sterline, guadagnando una somma che si aggira intorno ad 1,1 miliardi di dollari. Naturalmente il Quantum è una eccezione nella miriade di hedge fund, i quali hanno avuto il loro boom solo negli ultimi anni. Proprio questo boom preoccupa gli esperti poichè gli hedge fund hanno la necessità di offrire ai loro sottoscrittori performance molto elevate mediante operazioni altamente rischiose. Il grande problema è che sugli hedge fund oggi si basano anche i grandi fondi private equity, che detengono due terzi delle operazioni realizzate sui listini azionari nordamericani.
Proprio George Soros ha lanciato l’allarme a Davos, dopo di lui si sono fatti sentire Alan Greenspan, che riveste da poco il ruolo di “advisor” per John Paulson, e Nouriel Roubini che ha previsto una crisi per il 2008 peggiore di quelle del 1990-1991 e del 2001. Tutte queste nubi nascono anche e sopratutto, dal mese nero di gennaio degli hedge fund.Tra tutti basti citare il Goldman Sachs Investment Partners, che aveva raccolto sette miliardi di dollari ( record per un nuovo fondo) e che ora nel primo mese dll’anno ha perso il 6%.
La realtà è che il futuro del mercato potrebbe dipendere dalle notizie provenienti da Asia e Medi Oriente. Difatti la crisi degli hedge fund potrebbe essere fermata dai “sovereign fund”, cioè i fondi statali del Golfo e dei paesi asiatici alimentati dalla vendita di petrolio e gas. Un esempio su tutti sono i “sovereign fund” di Singapore, Emirati Arabi e Arabia Saudita che hanno investito 74 miliardi di dollari in azioni di grandi imprese americane ed europee. Quindi ancora una volta le sorti dei mercati mondiali sono nelle mani dei ricchi paesi del Golfo e asiatici, con i quali i grandi gruppi finanziari europei e americani dovranno fare i conti per evitare una nuova, grande, crisi dopo quella recente dei mutui “subprime”.

21/02/2008 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Daniele Tortolici