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AIM, per le aziende sia rischi che opportunità

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Il mercato telematico può regalare nuovi capitali, ma anche nuove minacce

Il finanziamento dello sviluppo aziendale è uno dei temi più importanti per l’attività d’impresa e un’area dove si sono spesso giocate le fortune di tante iniziative imprenditoriali. L’ecosistema italiano, da questo punto di vista, è stato da sempre sostenuto dal sistema bancario in proporzione molto maggiore che negli altri Paesi. Ora che questo sostegno è diventato più selettivo, per motivi di mercato e regolamentari, molte aziende preferiscono o si vedono costrette a disintermediarlo e trovare forme alternative di reperimento di capitali. Il problema per alcune si è di fatto tramutato in un’opportunità: riequilibrare gli indici patrimoniali verso fonti finanziarie più stabili quali il capitale di rischio, grazie alla quotazione al mercato telematico AIM, lanciato nel 2009 da Borsa Italiana sulla scia del modello anglosassone e dedicato alle PMI con un alto potenziale di crescita. Il 2017 è stato l’anno della svolta per questo listino, merito probabilmente dei PIR (Piani individuali di risparmi) nati per favorire un circolo virtuoso di capitali dai privati alle PMI, e continuata nel 2018 con numerose IPO, 16 solo negli ultimi mesi e anche di un mondo imprenditoriale sempre più informato ed evoluto.

Premesso quindi che lo sviluppo dell’AIM sia una grande opportunità per il sistema imprenditoriale italiano, la considerazione da fare è che la scelta di quotarsi deve fondarsi su valutazioni di utilità realistiche, concrete e a seguito di obbiettivi predeterminati, senza lasciarsi influenzare da quella che pare sia diventata la moda del momento. Lo sbarco sull’AIM implica infatti un impiego di risorse importanti e ha un impatto notevolissimo nella gestione, soprattutto nell’amplificare le conseguenze delle azioni aziendali, nel bene e nel male. La gestione deve diventare sempre più attenta e il processo deve essere gestito con grande professionalità perché il mercato vigila e giudica i risultati quasi in tempo reale, premiando o punendo. Per questo motivo è importante inserire nuove figure professionali, C-Level per lo più, che accompagnino dall’interno il percorso di quotazione. Il rischio, per una media azienda, è tuttavia quello è di voler spendere poco per una persona con limitata esperienza e magari inadeguata per gestire un’operazione così complessa e con importanti risvolti sulla vita societaria.

Il mio suggerimento, per evitare queste situazioni, è di puntare alle funzioni chiave che servono all’azienda per la quotazione, dal CFO all’HR ad esempio, e affidarle a figure capaci di offrire la professionalità necessaria ed elevata, anche sotto forma di un part time verticale o fractional executive, come si dice con terminologia anglosassone, che prevede 2 o 3 giorni alla settimana in azienda. Questo consentirebbe ad una realtà di medie dimensioni, attenta a minimizzare i costi di quotazione, di avere risorse pregiate ad un costo aziendale complessivo paragonabile a quello di una risorsa di minori competenze a tempo pieno. Una figura che abbia anche il compito di far crescere gli interni, affiancandoli in un percorso di coaching e di training on the job, cui lasciare magari la posizione una volta che la società abbia raggiunto l’assetto da crociera.

Intervento di Andrea Pietrini, Managing Partner di YourCFO Group

14/09/2018 | Categorie: Imprese e Pir Firma: Redazione