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Abi, allarme sull’Italia: “Senza Europa come l’Argentina”

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All’assemblea Abi, il presidente Antonio Patuelli ha parlato del momento del Paese dal punto di vista delle banche

Ci vuole più Europa se non si vuol finire come l’Argentina. Il concetto espresso oggi dal presidente Antonio Patuelli nell’assemblea di Abi è un messaggio forte e chiaro rivolto anzitutto al governo. Una missiva giunta sicuramente a destinazione, visto che all’evento ha partecipato anche il Ministro dell’economia Giovanni Tria oltre al governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

La mano tesa a Bruxelles

Dunque, il focus dell’incontro è stato subito teso a smorzare i possibili entusiasmi antieuropeisti nell’esecutivo gialloverde: “La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione Europea – sottolinea Patuelli – Altrimenti l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani. In questa primavera, in Argentina, il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40%. Con la Lira italiana, negli anni Ottanta, il tasso di sconto fu anche del 19%”.

I numeri aggiornati delle banche

Ma non solo. il presidente ha anche presentato dati molto interessanti sul settore: “Le banche in Italia stanno facendo grandi sforzi e progressi per la ripresa, hanno fortemente rafforzato le loro solidità patrimoniali con addirittura 70 miliardi di aumenti di capitale. Le sofferenze, al netto degli accantonamenti, sono ridotte a circa 50 miliardi rispetto ai 90 del picco del 2015. I crediti deteriorati netti sono 135 miliardi rispetto ai 200 di giugno 2015. Gli istituti hanno affrontato le crisi bancarie sopportando alti costi: circa 12 miliardi per i salvataggi e per fondi europei e nazionali di garanzia”.

Insomma, l’affidabilità degli istituti di credito è in crescita. Anche i prestiti a imprese e famiglie aumentano (del 2%) su base annua. Eppure il momento resta delicatissimo, perché “ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche, imprese e famiglie, rallentando la ripresa”. La scelta tra nuova Europa o neo nazionalismo potrebbe minare sul serio le sorti del Paese.

10/07/2018 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Luca Losito