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Ma si può uscire dalla crisi dei fondi ?

Nel 1984 nasceva il primo fondo comune di investimento e quanta strada è stata fatta da allora, crisi finanziarie superate, bolle speculative sgonfiate, mode passeggere che imperversano sui mercati e complicati strumenti di ingegneria finanziarie venduti alla signora Bianchi che nulla capiva di finanza. Il “signor” risparmio gestito in 23 anni dalla sua nascita ne ha viste proprie tante e chissà quante ne vedrà ancora. Ma adesso bisogna pensare alla crisi strutturale, che ha colpito gli ultimi due anni l’industria del risparmio gestito. Il “signor” risparmio gestito è malato, anzi sembra proprio grave, un’ emorragia che giorno dopo giorno gli leva lo splendore e la vitalità che lo aveva contraddistinto alla fine degli anni novanta, quando la raccolta netta, cioè il saldo tra riscatti e nuove adesioni, arrivò alla cifra di 167 miliardi. Nell’ultimo anno sono stati bruciati dal sistema 53 miliardi di euro, ma dove sono finiti i soldi dei riscatti ? non è facile dare una risposta alla domanda, una cosa è sicura: secondo le stime di Assogestioni, negli ultimi sei anni la raccolta delle obbligazioni strutturate è salita a oltre 170 miliardi.Le possibili soluzioni, auspicate dalle istituzioni, per uscire da questa dèbacle e rivedere ancora la luce, sono concentrate sulla totale indipendenza tra fabbrica di prodotto e distribuzione. Il numero uno di via Nazionale, Mario Draghi è pronto a mettere attorno ad un tavolo, associazioni, giuristi ed economisti per fronteggiare la crisi del settore.
In Europa, è vero, il mercato dei fondi è ancora controllato dalle banche ma in Italia si assiste ancora ad un legame simbiotico, tra fabbrica prodotti e sistema distributivo, con la conseguenza di forti conflitti interessi tra gestori e proprietà bancaria. Nel nostro paese il 90% delle Sgr è controllato dalle banche.
Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, spera per il futuro dell’industria del risparmio gestito, un sistema distributivo dei fondi di tipo aperto, in cui la distribuzione non sia solo della società del proprio gruppo di appartenenza, ma anche di terzi. Il Governatore nel suo intervento alla riunione IAF ¬ ASSIOM ¬ ATIC FOREX dello scorso 3 febbraio 2007, sostiene “ lo scorso anno in questa sede richiamai l’attenzione sulla necessità di garantire l’indipendenza delle società di gestione del risparmio dai gruppi bancari e assicurativi che le controllano e che ne distribuiscono i prodotti. Occorre che gli operatori, in particolare le banche, rendano autonome le società di gestione del risparmio; permettano la concorrenza nella distribuzione dei prodotti, al fine di ridurre i costi per i risparmiatori”.
Ma l’iter di trasformazione del sistema distributivo da un’architettura di tipo integrato ad uno aperto sembra essere lento e non privo di importanti oppositori, tra cui alcuni grandi gruppi bancari che preferiscono collocare allo sportello obbligazioni proprie oppure prodotti strutturati, che offrono un margine di profitto più alto rispetto ad una distribuzione indipendente. Ma qualcosa eppure si muove! Unicredit ne è un esempio, ha previsto la presenza di consiglieri indipendenti nel consiglio di amministrazione della SGR . Certamente l’asset management di Unicredit, e di altre realtà bancarie, ha fatto un passo avanti verso una distruzione indipendente e più vicina agli interessi dei risparmiatori.

15/02/2008 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione