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I due collossi dei mutui

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Ormai  negli ultimi mesi non si parla di altro: la crisi dei mutui. Tra alti e bassi la situazione sembra ormai chiara, serve una regolamentazione più precisa e forte,anche e soprattutto, dopo gli ultimi accadimenti. Infatti è di pochi giorni fa la notizia della profonda crisi dei due colossi dei mutui USA, Fannie Mae (Federal Nation Mortage Association) e di Freddie Mac ( Federal Home Loan Mortage Corporation). I due colossi hanno erogato o garantito 5 mila miliardi di dollari di mutui, cifra che corrisponde alla metà dell’intero debito pubblico americano pari a 9,500 miliardi di dollari. Il grande timore è che la caduta di uno dei due colossi possa generare un effetto che porti al collasso del sistema finanziario USA e di conseguenza quello dell’economia mondiale. L’opinione pubblica già nei mesi scorsi ha fatto emergere delle preoccupazioni in tale senso, chiedendosi come si possa risollevare la situazione. In tal senso è intervenuto l’ex presidente della Federal Reserve di Saint Louis, William Poole, che ha sottolineato come sia urgente l’intervento pubblico per salvare le due società. L’intervento è puntualmente arrivato e per ora la crisi sembra rinviata, ma cerchiamo di chiarire tutti i passi che hanno portato a questa soluzione richiesta da più parti.
Le due società Fannie Mae e Freddie Mac sono le società più importanti per quanto riguarda l’erogazione dei mutui negli USA. Entrambe le società sono nate su iniziativa statale:  la Fannie Mae è nata nel 1938, e fino al 1968 è stata una società di natura pubblica, mentre la Freddie Mac è nata nel 1970. Oggi entrambe le società sono a capitale privato, il Governo USA ha solo concordato un trattamento fiscale e di tassi più favorevoli ( ad esempio il minor obbligo di riserva patrimoniale, rispetto alle società simili, per far fronte ai rischi), in quanto tali società avrebbero un importante valore sociale consentendo allo statunitense medio di poter acquistare casa.

Importante è sottolineare come le due società, non sono direttamente in contatto con il settore pubblico ma acquistano i mutui da società eroganti, per poi rivenderle ai vari investitori.
Il problema della possibile caduta dei due colossi è emersa in tempi non sospetti. William Poole, ex presidente della Federal Reserve di Saint Louis, ha sottolineato come sia necessario e inevitabile un intervento pubblico del Governo, che dovrebbe ricorrere ad un salvataggio delle due società travolte dalla crisi dei mutui subprime, mediante un intervento radicale. Naturalmente il mercato ha reagito negativamente ha tale situazione: giovedì scorso, difatti, è scattata di nuovo a Wall Street una corsa alle vendite. Basti pensare che Fannie Mae  giovedì scorso alle ore 19 italiane  ha perso l’11,7% mentre Freddie Mac  ha perso il 22% toccando addirittura il minimo storico degli ultimi 17 anni. Dall’altra parte le Borse europee hanno perso molto: Parigi 3%; Milano 2,4%; Francoforte 2,41%; Zurigo 2,41%. Come se non bastasse, UBS ha tagliato il prezzo obiettivo di Freddie Mac.
Tutto ciò ha creato una situazione di grossa crisi. Lo stesso William Poole, ha evidenziato come sia necessario un intervento del Congresso USA, visto che Freddie Mac ha debiti che superano i 5,2 miliardi di dollari mentre Fannie Mae ha un debito di 2,2 miliardi di dollari ed ha perso nell’ultimo trimestre il 66% del proprio valore.
Contrario ad un intervento pubblico è il segretario del Tesoro USA, Henry Paulson, che ha sottolineato come i due colossi abbiano i fondi propri necessari e adeguati per risalire il mercato. Anche il numero uno della Banca Centrale USA,  Ben Bernake, è d’accordo con Paulson sottolineando come entrambe le società siano ben capitalizzate da un punto di vista regolamentare, ma che potrebbero essere gestite in maniera più oculata. Nonostante tale analisi Fannie Mae ha emesso, mercoledi scorso, bond da 3 miliardi di dollari (con un rendimento record) toccando così i minimi storici calando del 13%. Proprio tali dati hanno spinto il Governo USA ad intervenire. L’intervento governativo è stato influenzato anche dal crash di Indy Mac (una delle principali casse di risparmio USA specializzata in mutui e con asset di 32 miliardi di dollari) che aveva evidenziato come la crisi stesse degenerando rischiando di inglobare i due colossi dei mutui.

Per questo, il Governo ha stanziato un piano articolato in tre fasi.
. Il piano è volto al contenimento del rischio, cercando di evitare il ripetersi  del crack di Indy Mac. Tale intervento risulta essere molto simile a quello effettuato negli anni 70’ da Roosvelt, che individuò un piano per risolvere la grande depressione. Oggi la situazione, ma soprattutto i timori, sono gli stessi. Nella prima fase del piano è prevista la creazione di nuove concessioni di credito dalle quali le due società potranno prelevare un prestito dei fondi con le eventualità che, in caso di necessità, il tesoro possa acquistare parte del capitale sociale di entrambe le compagnie. Di notevole importanza risulterà il ruolo della Federal Reserve, che avrà una funzione “consultiva” nello stabilire le richieste del capitale delle due società. La stessa Federal Reserve ha annunciato di voler creare un credito agevolato per le due compagnie, che dovrebbero pagare un interesse del 2,25% identico a quello praticato alle grandi corporation e alle banche commerciali.
Naturalmente tale intervento si speri possa arginare una crisi che si sta ripercuotendo sul sistema economico mondiale, ma che soprattutto possa scongiurare il fallimento dei due colossi che comporterebbe non pochi problemi a livello mondiale.
 

17/07/2008 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Daniele Tortolici