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Report Settimanale

E la trimestrale continua a spingere l’ atleta!!! Nell’ottava appena conclusa il leit motive è stato ancora quello delle trimestrali, superiori alle attese degli analisti che ha permesso ai listini mondiali di proseguire la marcia del rialzo. Il persistente rialzo che leggo nel Wli (indicatore economico) e nelle sue componenti mi permette di affermare che questa ripresa economica è in grado di superare ogni ostacolo nei prossimi mesi. A livello europeo la piazza migliore è stata Parigi con il CAC40 che è avanzato del 0,74%, seguita dall’ indice tedesco, il DAX30 che ha registrato un rialzo del 0,55% cosi come l’ indice inglese, il FTSE100 in rialzo del 0,55%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore energetico (+4,38%), seguito dal settore delle risorse di base (+4,09%) ed infine dal settore chimico (+2,88% spinto al rialzo dall’ottima trimestrale della tedesca Basf) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore delle utilities (-3,19%) seguito dal settore tecnologico (-1,57%) ed infine dal settore del tempo libero (-1,11%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Peugout (+8,07% per i positivi dati sulle immatricolazioni) Philips (+7,48% per la trimestrale superiore alle attese) e Basf (+5,09% per la pubblicazione di un’ eccellente trimestrale) mentre in lettera segnaliamo E.On (-6,27%), Nokia (-8,46% per la pessima trimestrale che ha registrato per la prima volta nella sua storia un utile in rosso) e Carrefour (-2,27% per la pubblicazione dei dati trimestrali inferiori alle attese degli analisti).

Piazza Affari chiude la settimana con un rialzo dello Ftse/Mib (+1,61%), ritoccando i massimi dell’anno e segnalandosi come miglior indice europeo.  Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Buzzi Unicem (+7,74% grazie alla rottura della resistenza posta a 12,60 nella seduta di mercoledì ha riconquistato quota 13 euro e finalmente si avvia vs quotazioni che gli competono. Il titolo è uno dei migliori tra quelli del cemento, se non il migliore a mio avviso ed è ampiamente sottovalutato), Unipol (+7,66% il titolo continua a correre anche perché nella prima parte dell’anno era rimasto fermo al palo anche se comincia a mostrare i primi segnali di stanchezza) ed Exor (+7,65% grazie al momento d’ oro della sua controllata Fiat e delle continue voci che si continuano a rincorrere per l’acquisto della rete di promotori di B.ca Fideuram) mentre in lettera, invece, troviamo Geox (-2,86% il titolo non sta fornendo nessun spunto di rilievo e sembra essere spento), Mondatori (-2,78% dopo il rally delle scorse settimane il titolo sta rifiatando e secondo il mio punto di vista il rintracciamento ha ancora le gambe corte) e Parmalat (-2,15% il titolo si sta prendendo una pausa dopo essere cresciuto tanto nei mesi scorsi anche se sono dell’idea che nei mesi a venire riprenderà a correre in quanto parliamo di un’azienda solida e con ottimi fondamentali).
L’ottava appena conclusa si è rivelata cruciale dal punto di vista micro per Wall Street. A prescindere dagli swings prodotti dai dati macro nelle ultime ottave, che possono apparire discutibili su base annua e meno discutibili su base sequenziale, il price -action dell’S&P500 è stato orientato dai numeri che le più grosse realtà corporate americane hanno saputo mostrare al mercato. L’S&P500 si è involato sulla parte alta, disegnando un nuovo massimo relativo nel recente rally a 1.096,56 punti, con il Dow Jones che ha recuperato seppur per poche sedute l’agognata soglia dei 10mila punti. Il proliferare delle quotazioni a Wall Street, che negli ultimi tempi era risultato figlio nel complesso dei tassi bassi e del dollaro iper-debole, ha potuto continuare grazie al relativamente positivo valzer delle trimestrali, che finora si sono rivelate meno negative del previsto.

Questa settimana è stata ancora all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+2,41%) che riconquistando quota 10000 punti (10257,56) ha ripreso slancio grazie al supporto dei titoli finanziari ed industriali.
La stagione delle trimestrali finora sorprendente in termini di earnings sia in Europa che negli Stati Uniti e il forte rallentamento del ritmo della decelerazione del commercio estero della Cina rispetto a quello dei mesi scorsi che conferma come la domanda si stia riprendendo anche fuori del Paese asiatico hanno accompagnato l’ultimo rialzo su base settimanale del principale indice delle materie prime, agevolato anche dalla perpetrata debolezza del dollaro sul mercato valutario. I principali protagonisti in assoluto in termini di performance settimanale sono stati nell’ordine lo zucchero (+12,86%), la benzina (+11,95%), il gasolio per riscaldamento domestico (+9,55%), il petrolio (+9,42%) e il cotone (+8,24%). Cedenti alcuni metalli di base (alluminio e nickel) e l’argento, quest’ultimo fanalino di coda in virtù di una flessione pari all’ 1,53%. Per quanto riguarda il mercato del petrolio, il primo contratto-future con scadenza il mese di novembre al Nymex di NY si è mosso nell’intervallo di prezzo 72,05 $ – 78,75 $ (nuovo massimo delle ultime 52 settimane) per poi registrare una chiusura a 78,53 dollari al barile, in rialzo di circa sette dollari. Al Comex il primo contratto future in scadenza sull’oro si è spinto fino a quota 1.070,20 $ l’oncia per poi attestarsi nel finale a 1.050,70 $, in rialzo di circa tre dollari rispetto alla precedente settimana. Secondo le previsioni di diversi analisti l’oro dovrebbe salire a 1.100 dollari l’oncia entro la fine dell’anno. In ascesa anche i prezzi dell’argento e del platino, saliti rispettivamente ai massimi degli ultimi 14 e 13 mesi.

Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 122,00, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 121,06 – 122,60 per poi archiviare l’ottava a 121,46 punti, in calo di oltre mezza figura. Trattasi della seconda settimana consecutiva cedente per il mercato obbligazionario europeo. Con l’inflazione al rallentatore e il tasso di disoccupazione prossimo alla soglia del 10%, non è aria di tassi in rialzo. La settimana è scivolata via nel segno dell’ulteriore discesa del tasso EURIBOR a 3 mesi in area 0,739%. La curva dei rendimenti tedeschi ha finito per registrare ancora una volta un movimento di steepening: il 2-anni (1,42%) è salito di 5bps, il 5-anni (2,4 8%) di 8bps, il 10-anni (3,29%) di 8bps e il 30-anni (4,04%) di 13bps. Lo spread BTP/BUND ha finito per ampliarsi di due punti base passando da 86 a 88 punti base. La correlazione inversa tra il mercato delle azioni e quello dei titoli a reddito fisso ha ripreso a dominare la scena da un paio di settimane a questa parte, evidenziando un ritorno alla normalità. E’ stata proprio la tendenza ribassista del tasso EURIBOR a 3-mesi a dirottare indistintamente negli ultimi mesi gli acquisti su entrambe le asset-class. Finanziandosi a tassi d’interesse sempre più bassi, banche e investitori hanno acquistato qualunque titolo di Stato a media scadenza guadagnando automaticamente: indebitandosi a tassi bassi e investendo in titoli che hanno tassi più alti. Questo è il tanto conclamato “carry trade” che spiega il perché, nonostante i rendimenti siano ai limiti dell’anoressia, gli investitori abbiano continuato negli ultimi tempi a strapparsi i titoli di mano.

Oltreoceano, i titoli di stato americani hanno vissuto una settimana cedente, penalizzati da un flusso di vendite che a tratti è apparso sotteso da motivazioni più strutturali che in passato. I tassi d’interesse a 2-anni continuano a muoversi con parsimonia a ridosso però della nevralgica zona di resistenza collocata nella fascia 1,00% -1,05%. I tassi a 10-anni hanno prodotto un rialzo attestandosi al 3,41%, con i rendimenti trentennali a 4,25%. La curva dei rendimenti si è mossa in steepening nuovamente, girando lo spread di tasso 2-10 anni attorno ai 250 basis points, sempre e comunque al di sotto dei massimi di 276 basis points disegnati nel corso del 2009. Già nel corso di quest’anno i rendimenti sulle parti a breve-termine avevano prodotto movimenti rialzisti repentini e violenti poi riassorbiti dal mercato. La sensazione del mercato è che i tassi d’interesse ufficiali non inizieranno a salire in mancanza di una recovery del labor-market, il cui trend è tuttora in deterioramento. Questo spiega il motivo per cui i tassi d’interesse siano depressi sulle parti a breve-termine.

Anche durante la settimana appena conclusasi l’anti-dollarismo ha continuato ad imperversare. L’euro-dollaro ha toccato il livello massimo di 1,4968. Giunto fin qui ormai il target sul cross diventa quello passante sulla soglia psicologica di 1,5000, per poi andare a valutare la consistenza grafica della zona passante a 1,5280-1,5310. Sul downside il primo ma poco significativo punto di riferimento si colloca a 1,4844, per poi seguire il divenire della media-mobile a 50-giorni. Gli anti-dollaristi però dovranno stare attenti alla dinamica dei tassi americani. Alle altre nazioni un dollaro più debole farebbe comodo in quanto tenderebbe a risolvere più velocemente le problematiche finanziarie USA che hanno prodotto la crisi, creando effetti ascensionali virtuosi sulle commodities necessari per allontanare lo spettro della deflazione, mai così perniciosa in un mondo gravido di indebitamento. La sterlina, indirizzata alla svalutazione intra-week si è girata indietro per via del gossip circa la possibile amplificazione dell’asset-purchase-program ora a 175 Bln Gbp, chiudendo l’ottava in modo contrastato, con l’euro-gbp prima in rialzo fino a 0,9412 e poi in discesa a 0,9 1120. Più direzionale è stato il movimento di svalutazione dello yen. L’euro-yen, che era rimasto indietro rispetto al movimento dei mercati azionari, non si è fatto attendere sul binario rialzista, per dirigersi in alto e giungere al crocevia dove trafficano le resistenze: nella zona di 133,39-133,97 passano la media-mobile a 50-giorni, la media-mobile a 100- giorni e la trendline discendente di medio-termine. La resistenza di lungo-termine giace nella fascia di 139,22-140,00. Sul downside il primo supporto si posiziona a 132,38, per quanto poco valido. In materia di divise emergenti, hanno continuato a far bene le divise legate al ciclo delle commodities.

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19/10/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno