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Investimenti – Focus sugli etf azionari smart beta

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Una delle tendenze degli ultimi anni, e di cui abbiamo già parlato in precedenza, sono gli ETF che replicano indici costruiti con criteri di ponderazione diversi da quella tradizionale, quella per capitalizzazione di mercato (market capitalization weighting). Questi ETF, denominati alternative beta o smart beta, a seconda degli emittenti, rappresentano un’evoluzione rispetto ai tradizionali ETF passivi e stanno crescendo velocemente in termini di numero di prodotti disponibili e di masse gestite. Gli ETF smart beta rappresentano un interessante ampliamento dell’universo investibile per gli investitori e permettono di esporsi a nuovi fattori di mercato.

A livello d’industria degli ETF è interessante notare a questo proposito un trend di delisting di ETF settoriali e di quotazione di ETF smart beta: uno dei motivi potrebbe essere dovutoal fatto che l’utilizzo di prodotti smart beta si presta meglio alla costruzione di portafogli bilanciati di quanto non avvenga con i prodotti settoriali.

Ovviamente, come per ogni investimento finanziario, questi nuovi ETF vanno scelti con cura.

Su Borsa Italiana sono quotati al momento 33 ETF smart beta azionari per un totale di circa 8,3 miliardi di dollari di patrimonio in gestione, includendo anche gli strumenti ad alto dividendo che sono una delle forme più conosciute di questo tipo di approcci. Di questi 33 ETF, 23 gestiscono masse superiori ai 50 milioni di dollari. In MoneyFarm consideriamo la soglia dei 50 milioni come uno dei criteri di scelta degli ETF, per evitare bassa liquidità o rischio di delisting nel corso del tempo dello strumento.

Dato che gli ETF replicano un indice di riferimento, può essere utile una prima analisi delle performance di metodologie di costruzione di indici alternativi. Tra gli indici azionari più replicati dagli ETF classici o innovativi ci sono gli indici MSCI.

Iniziamo quindi con il Grafico in Figura 1, elaborato da analisti MSCI per l’indice azionario globale più classico, l’indice MSCI World.

Come si può osservare, i metodi di ponderazione alternativi hanno realizzato negli ultimi decenni rendimenti più elevati rispetto all’indice ponderato per la capitalizzazione di mercato. Ancora più interessante l’osservazione che alcuni metodi di ponderazione non solo hanno reso di più dell’indice ponderato per la capitalizzazione di mercato ma hanno anche registrato una volatilità meno elevata. Ovviamente, queste performance riscontrate nel periodo 1998-2014 potrebbero non ripetersi in futuro.

Come si osserva sul Grafico in Figura 2, la tipologia di ETF smart beta quotati su Borsa Italiana con patrimonio maggiore è di gran lunga quella dividend yield (circa 5,3 miliardi di dollari), seguita da quella volatility-based (2 miliardi di dollari), growth e value (rispettivamente 200 e 755 milioni di dollari). Le tipologie cyclical e defensive sono gestiscono al momento masse ridotte (5 e 17 milioni): gli unici prodotti che coprono questo stile sono stati introdotti solo di recente.

Vediamo ora come si distinguono le singole tipologie di ETF smart beta azionari.Gli ETF smart beta classificati come dividend yield permettono agli investitori di esporsi a titoli ad alto dividendo: gli indici sottostanti replicati dagli ETF sono costruiti in modo da privilegiare società che pagano dividendi elevati. A seconda dell’indice di replica, questo obiettivo viene raggiunto in modi diversi: oltre a concentrarsi sul rendimento da dividendo, molti di questi indici filtrano i titoli azionari sottostanti in base a requisiti di crescita positiva del dividendo negli anni passati e alcuni indici aggiungono anche un criterio di sostenibilità del dividendo (ad esempio imponendo un rapporto massimo tra gli utili distribuiti e l’utile netto) volto a garantire che il dividendo attuale sia sostenibile in futuro.

Gli ETF smart beta volatility-based utilizzano criteri di ponderazione delle azioni da comprare volti a ridurre la volatilità del portafoglio complessivo, mantenendo però un investimento puramente azionario. A questo riguardo si osservano tre metodologie principali disponibili su Borsa Italiana. La più semplice consiste nell’attribuire ad ogni azione presente nell’indice ugual peso (cosiddetti indici equally weighted). Un altro approccio consiste nel selezionare le azioni che hanno storicamente registrato la volatilità minore durante un determinato arco temporale (ad esempio 252 giorni) e pesarle in modo inversamente proporzionale alle loro volatilità, cosicchè i titoli più volatili pesano meno nel portafoglio finale. L’ultimo approccio consiste nel scegliere i pesi che minimizzano la volatilità dei titoli presenti nell’indice tenendo conto non solo delle volatilità dei singoli titoli ma anche della correlazione tra di loro (approccio minimum variance). Quest’ultimo approccio è anche il più raffinato da un punto di vista quantitativo.

Gli ETF smart beta “growth” si propongono di sovraponderare azioni con alto potenziale di crescita. A tal fine l’indice di riferimento viene filtrato in base a criteri di crescita storica, attuale o futura degli utili per azione.

Gli ETF smart beta “value” cercano di aumentare l’esposizione a azioni sottovalutate sul mercato secondo un punto di vista “fondamentale”. Per raggiungere questo obiettivo, all’indice di riferimento vengono applicati dei filtri su varie metriche di bilancio quali: rapporto prezzo utili, dividend yield, rapporto tra prezzo e book value e tra prezzo e ricavi.

 

Come anticipato, su Borsa Italiana è quotato un solo ETF cyclical. Questo ETF replica un indice composto da titoli azionari di società operanti in settori positivamente correlati con il ciclo economico. È quotato anche un ETF defensive. Questo prodotto è speculare all’ETF cyclical: replica un indice composto da titoli azionari di società operanti in settori poco esposti al ciclo economico, con ponderazione uguale dei diversi settori all’interno dell’indice.

Per quanto ci riguarda, troviamo particolarmente interessanti gli ETF volatility-based che replicano indici costruiti con la metodologia minimum variance. Questi ETF permettono di esporsi positivamente alle fasi di rialzo dei mercati azionari e di limitare le perdite durante le fasi di mercato negative. Dal grafico in Figura 1 osserviamo che l’indice MSCI Minimum Volatility è l’indice ad aver registrato la volatilità più bassa durante il periodo 1998-2014. Questa metodologia permette di esporsi ai mercati azionari mantenendo bassa la volatilità di questa componente dei portafogli, cosicchè si possono usare questi strumenti anche su portafogli più prudenti.

Molte delle altre metodologie (ad esempio growth, value…) si basano su indici costruiti con criteri ad hoc per ciascun ETF: indici diversi utilizzano metodologie di costruzione diverse, ottenendo ponderazioni dei titoli diverse e, più in generale, occorre fare un significativo lavoro di “due diligence” e monitoraggio dell’indice sottostante. Con gli indici minimum variance invece, la metodologia è puramente matematica.

Per chiudere questa breve fotografia degli ETF smart beta su mercati azionari quotati a Milano, la nostra opinione è che questi strumenti rappresentino un utile ampliamento dell’universo investibile e forniscano un interessante strumento per aumentare la propria esposizione a fattori di mercato alternativi. Sono un prodotto in forte crescita in termini di masse gestite e di gamma di prodotti.

Anche se molti di questi prodotti hanno realizzato rendimenti più elevati delle loro controparti tradizionali, vanno nondimeno selezionati con cura e con la consapevolezza che questa performance va contestualizzata in diverse fasi di mercato, per cui la scelta di una strategia non può prescindere da un’analisi strategica di mercato.

A cura del Team Asset Allocation MoneyFarm.com

  

21/11/2014 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione