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Autoriciclaggio – Grasso: “Punire sia mafia che colletti bianchi”

Immagine di anteprima

 

Ancora da sciogliere i nodi riguardo alla nuova legge sull’antiriciclaggio dopo mesi di rinvii, modifiche e scontri. Si sono riuniti ieri i ministri Andrea Orlando (Giustizia), Pier Carlo Padoan (Economia) e Maria Elena Boschi (Riforme) per arrivare ad un testo comune.

 

C’è poca chiarezza riguardo a quando il reato debba essere perseguito o meno (Orlando proponeva di perseguire il reato unicamente se la pena prevista per il suddetto superasse i 5 anni di carcere ma ha incontrato la resistenza di Padoan) che pare si sia risolta diversificando le pene da 2 a 8 anni sopra quella soglia (punibilità sopra i 5 anni), da 1 a 4 sotto.

 

Inoltre, nel testo in circolazione si dice che non c’è il reato “quando il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla utilizzazione o al godimento personale”. E per cos’altro dovrebbero essere impiegati? In questo modo si annienta del tutto l’autoriciclaggio.

 

Riportiamo integralmente l’intervista ad Pietro Grasso, Presidente del Senato e primo a proporre l’introduzione della norma Antiriciclaggio nel 2013.

Al festival del Diritto di Piacenza, qualche giorno fa, lei si era fatto una domanda: “Mi chiedo quali interessi blocchino la mia legge sulla corruzione”. È riuscito a darsi una risposta?
Non mi piacciono le dietrologie, registro i fatti: dal 15 marzo 2013 la mia proposta è ancora in commissione Giustizia in Senato. Ce n’è una alla Camera che affronta alcuni degli stessi temi. Il ministro ne ha promesse altre. Eppure non si va avanti.

È evidente che ci sono diversità di vedute su come introdurre il reato di autoriciclaggio. C’è chi, per la propria esperienza, è più sensibile alla lotta antimafia e chi preferirebbe introdurre il nuovo reato per contrastare la criminalità economica. Poi c’è qualcuno che proprio non lo vuole…
Ci sono proposte diverse, ma sulla mia ultimamente si è fatta un po’ di confusione. Quella che lei ieri ha definito “linea Grasso” è in realtà quella del testo unico in discussione in commissione, redatto dal relatore D’Ascola sulla base del mio e di numerosi altri disegni di legge. Naturalmente la dizione è “Grasso e altri”, ma è ben lontana dal mio testo originale che, al contrario di quanto da lei scritto, colpiva sia i reati economici della mafia che quelli dei colletti bianchi, insomma qualsiasi reato che genera profitto. Solo così si può garantire l’integrità del sistema economico e finanziario e recuperare miliardi di euro alle casse dello Stato.

È accettabile la soluzione di compromesso, che sotto i 5 anni, prevedendo pene minori, non dà la possibilità di intercettare?
Nella mia proposta originaria avevo previsto una pena da 1 a 6 anni, anche per consentire l’utilizzo delle intercettazioni, così come avevo previsto l’attenuante speciale per chi collabora con la giustizia e le aggravanti per professionisti, pubblici ufficiali e intermediari finanziari. Lunedì scorso, a Milano, avevo proposto io stesso una soluzione di accettabile compromesso, ovvero aggiungere che nei casi di lieve entità sia prevista solo la pena pecuniaria e non il carcere, mantenendo però tutte le pene accessorie: confisca, decadenza e revoca delle concessioni e delle autorizzazioni, divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, interdizione dai pubblici uffici e così via.

Chi frena sull’autoriciclaggio obietta che la stessa persona rischia di essere punita più volte per lo stesso comportamento.
Sono reati diversi che tutelano interessi diversi: il patrimonio, l’integrità dell’economia, l’interesse della pubblica amministrazione e via dicendo. Nel nostro codice l’ipotesi è già regolamentata dal “reato continuato”: non si sommano le pene. Nel caso di più reati, si applica la pena del reato più grave con solo un aumento per gli altri.

Oltre all’autoriciclaggio, quali sono le misure più urgenti che dovrebbero essere introdotte per combattere la corruzione?
L’introduzione della figura del collaboratore di giustizia. L’eliminazione della punibilità del privato vittima di abusi nella corruzione per induzione. L’aumento della pena nel traffico di influenze illecite. La revisione della corruzione tra privati. Il ripristino della punibilità del falso in bilancio. La revisione dei reati societari. Tutto questo sotto il profilo della repressione, poi occorre intervenire anche sulla prevenzione. Ma il problema più grande resta quello etico e culturale.

Non è necessario intervenire anche sulla prescrizione?
Ho sempre detto che la cosa migliore sarebbe intervenire in senso generale, per tutti i reati, sospendendone il decorso dopo il rinvio a giudizio.

Da Il Fatto Quotidiano del 3 ottobre 2014

02/10/2014 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione