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Report settimanale sui mercati finanziari

La quiete prima della tempesta? Vedremo! Dopo due mesi di continua ascesa, i mercati finanziari sembrano essere entrati in una fase di assestamento che e’ del tutto fisiologica dopo un rally di oltre il 30% dai minimi di marzo ma che riflette anche il clima crescente di incertezza. Insomma, ci si comincia a chiedere, se le Borse mondiali hanno recuperato troppo e troppo in fretta, visto che la crisi è ancora in atto e continua a fare morti e feriti. A fronte di dati macroeconomici in miglioramento rispetto a inizio anno e alle proiezioni della Fed che danno ormai l’economia in ripresa a partire dal secondo semestre di quest’anno, ci sono infatti due elementi di preoccupazione. In primo luogo il balzo del prezzo del greggio, tornato sopra i 70 dollari il barile, se da un lato ha spinto in borsa le quotazioni dei petroliferi e delle commodities, dall’altro rischia di far deragliare il treno della ripresa o quantomeno di rallentarne sensibilmente la marcia. In secondo luogo sta suscitando sempre maggiori timori il netto aumento dei rendimenti sui titoli del Tesoro USA a 10 anni, che questa settimana sono saliti al 4% contro il 2% di soli sei mesi fa. Il balzo dei rendimenti rischia infatti di produrre un balzo dell’inflazione nel medio-lungo periodo e questo rischio e’ accentuato dal minore fascino ormai esercitato all’estero dal dollaro. Nell’ ultima ottava abbiamo assistito all’ ennesima settimana di acquisti e questo testimonia che la fiducia sui listini mondiali non si arresta ma io resto sempre dell’opinione che oramai il rally sembra essere dietro l’angolo. A livello europeo la piazza migliore è stata Londra con il FTSE100 che ha fatto segnare una performance positiva frazionale dello 0,08%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 che ha accusato un calo dello 0,39% cosi come l’ indice tedesco DAX30 in calo dello 0,15%. Borse contrastate, per sottolineare che manca una direzionalità precisa. Avevo ampiamente previsto questa lateralità dei mercati in quanto al momento gli operatori non prendono le decisioni in base ai dati macro, attendono quelli micro e quindi le trimestrali che arriveranno tra meno di un mese. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore healt care (+5,30%), seguito dal settore bancario (+3,76%) ed infine da quello delle tlc (+2,36%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore  del turismo (- 1,39%) seguito dal settore dei media (-1,33%) ed infine da quello dei servizi finanziari (-0,36%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Gkn (+12,40%), 3i Group (+10,24%) e Rbs (+8,24%) mentre in lettera segnaliamo Carrefour (-8,89%), Lufthansa (-6,33%) e British Airways (-4,33%).

Piazza Affari chiude la settimana con il secondo rialzo dello Ftse/Mib (+1,06%), indice che ha sostituito l’ indice S&P/Mib. Si naviga a vista, quindi attenti a tutto ciò che può segnalare un pericolo. Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Stm (+8,63% ottima l’ottava per la società italo/francese del settore tecnologico. A determinare la performance in particolare la revisione al rialzo delle stime per il trimestre comunicate dal colosso statunitense Texas Instruments. Con questo ulteriore “strappo” ora ci siamo avvicinati ad una quota importante: i 6 euro, valutazioni che si riscontravano nello scorso ottobre. Parecchi analisti sono positivi sul comparto microchip, parzialmente concordo anche se sono un po’ più cauto perché sono necessarie ulteriori conferme soprattutto riguardo alla redditività delle aziende), Lottomatica (+7,95% è uno dei titoli ai quali ho sempre guardato con favore, in particolare per la posizione di leadership nel proprio settore. Ora, però, occorre fare una riflessione in quanto sul titolo stanno accadendo cose “strane”. Ad un mese di maggio molto deludente sta facendo seguito un giugno in tono completamente opposto, le due giornate iniziali di questa settimana, in particolare, sono risultate più che anomale. La prima ha visto un rialzo del 6,85%, la seconda dell’1,22% ma con un’escursione (una differenza tra il massimo e il minimo) del 6,51% avendo toccato in intraday quota 16,69 euro. In entrambe le sedute, poi, i volumi sono risultati il triplo della media giornaliera degli ultimi tre mesi. Occorre quindi valutare con attenzione questi segnali) ed infine Impregilo (+7,68% sono veramente soddisfatti per la settimana di Impregilo, dopo un mese di maggio altalenante, ora sembra che si sia imboccata decisamente la strada del rialzo, sia perché tempo fa ero forse l’unico a sottolineare le ottime potenzialità della società, oggi, invece, sono in nutrita compagnia. Nessun problema, chi mi segue è sempre benaccetto. Rinnovato il patto di sindacato (Igli) si parla insistentemente di investimenti libici nel capitale, staremo a vedere). In rosso, invece, questa settimana, Finmeccanica (-5,56% continua senza sosta il ribasso della società guidata da Pier Francesco Guarguaglini. In questa settimana su cinque sedute cinque ribassi e cinque prezzi di chiusura inferiori a quelli di apertura, difficile fare peggio. Pensavo, all’inizio del mese in corso che dopo un disastroso maggio si potesse ipotizzare un certo recupero, non è stato così. Resto comunque convinto che si possano ritenere sottovalutate le quotazioni del titolo), Mondadori (-4,35% la società guidata da Marina Berlusconi continua a dare segni di cedimento) e Terna (-3,94% veramente brutto questo mese di giugno per l’azienda guidata da Flavio Cattaneo. Consumi elettrici in calo ed impedimenti burocratici che rallentano i previsti investimenti sono alla base di questo periodo negativo).
Wall Street chiude l’ ottava in denaro dove l’S&P500 ha confermato il suo nuovo volto rialzista, per quanto molto sbiadito, proponendosi nuovamente con una chiusura settimanale al di sopra della media -mobile a 200-giorni che peraltro continua a cadere, essendo giunta a 911 punti. Il quadro tecnico è rialzista a tutti gli effetti, sebbene le accelerazioni rialziste dell’indice azionario americano più prestigioso siano ingigantite dall’effetto ottico del la svalutazione del dollaro. Tuttavia Wall Street si trova a convivere con una situazione surreale, fatta di credit-spreads comunque nettamente al di sopra dei valori di fluttuazione tradizionali e peraltro con il problema in più dei rialzi dei tassi governativi sulla parte a lungo-termine, in parte rientrati nel finale di settimana, con le dichiarazioni di Kaoru Yosano e Alexei Kudrin. In generale quando i tassi d’interesse salgono i mercati azionari risultano comprati. Tuttavia in questa fase risulta complicato capire quanto del rialzo dei tassi è dipeso da effettivi venti di ripresa del binomio crescita inflazione e quanto del rialzo è dipeso dal maggiorato credit-risk che gli alerts prodotti da Standard & Poor’s hanno determinato. I tassi più alti danno sicuramente fastidio in quanto implicano un più caro costo del capitale. Questa settimana, l’indice S&P500 ha chiuso con un rialzo dello 0,65%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un misero +0,51% e +0,41%. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore dell’ alluminio (+9,86%), degli altri servizi finanziari (+6,88%), delle utilities del gas (+5,80%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore dei macchinari della salute (- 13,80%) e dei componenti automobilistici (-3,91%).
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+3,77%) che rotta la resistenza dei 10000 punti (10135,82) si mette in evidenza anche come miglior indice a livello mondiale. Il listino giapponese è stato trainato al rialzo dai titoli finanziari e da quelli dell’ hi – tech.
Settimana positiva per il comparto delle commodities che hanno approfittato dell’arretramento del dollaro e del positivo andamento delle principali Borse internazionali per allungare il passo. Il CRB INDEX ha archiviato gli scambi a quota 262,25 punti, in rialzo del 1,68%, sopra la media mobile a 200- giorni passante in area 251,9. Da inizio anno le quotazioni hanno registrato un rialzo del 14% mentre su base annua la flessione è nell’ordine del 41%.
A spingere verso l’alto il comparto sono stati diversi metalli di base e i prodotti petroliferi. Sono stati interessati da un flusso in vendita i metalli preziosi, le soft commodities e alcune materie prime agricole. In questa settimana abbiamo assistito al rintracciamento dei metalli preziosi ( argento, oro e palladio hanno chiuso la settimana in negativo).

Durante l’ottava il mercato dei cambi si è confermato nel complesso invariato tranne che per il pound inglese, che ha prodotto un movimento di rafforzamento nel complesso. Il Dollar Index ha finito per oscillare in modo erratico, per poi chiudere l’ottava però al di sopra della soglia degli 80,0 in lieve recupero intra-week. Il Dollar Index ha come supporto l’ultimo punto di minimo disegnato a 78,33 il 2 giugno e come resistenza nell’immediato l’area di 81,46, toccata l’8 giugno. Fare previsioni sull’euro-dollaro risulta abbastanza complicato in un frangente in cui negli ultimi mesi il cross si è mosso erraticamente tra 1,2458 e 1,4719. Al momento ci si colloca nella parte alta di questo range con la sensazione che a guidare il cambio siano stati più i flussi che passano quotidianamente su questo crocevia che le teorie. Ad esempio il top ottenuto a 1,4719 è stato determinato dallo scandalo-Madoff e la recente mini-svalutazione del biglietto verde è dipesa dai flussi in vendita che si sono registrati sul mercato dei treasuries negli ultimi tempi da parte di investitori istituzionali. Ciò non toglie che in mancanza di flussi in vendita il dollaro potrebbe anche sopravvivere a tutto il newsflow avverso del mercato. In chiave pratica l’euro-dollaro ha accelerato al ribasso durante la settimana proprio allorquando i tassi d’interesse USA sul money -market hanno avuto un sussulto rialzista. Bisognerà osservare forse questi tassi per capire se il dollaro potrà recuperare. La divisa americana d’altro canto nello short-term resta inaffidabile, con i BRIC-countries peraltro intenzionati a de-dollarizzare le proprie riserve di cambio.
L’euro-dollaro in settimana ha dovuto fare i conti peraltro anche con i movimenti intra-currency che in questa fase non appaiono tali da conferirgli direzionalità. L’ascesa dell’euro -dollaro infatti non può basarsi esclusivamente sul rally del cable, lo sterlina-dollaro, non essendo supportata dal price-action dell’euro-sterlina, cambio questo, che avendo confermato la chiusura settimanale al di sotto della media-mobile a 200-giorni nel finale di settimana, assume una conformazione grafica non più rialzista, ma laterale-ribassista. Tuttavia se la sterlina appare graficamente meglio impostata contro euro, si resta scettici su questa divisa specchio e riflesso di una banca centrale che ha fatto espansione di base monetaria. Sull’euro -sterlina, dunque, la conferma della violazione della media-mobile a 200- giorni, fa terminare agli occhi dei graficisti il trend rialzista degli ultimi anni, inaugurando una fase laterale-ribassista. I compratori potrebbero riaffacciarci sull’euro-sterlina in caso di nuova violazione al rialzo della media-mobile a 200- giorni. Sul fronte dell’euro-yen, l’euro ha tenuto meglio, per attestarsi sulla parte alta del grafico a 136,70. Il cambio non è riuscito ad agguantare la soglia di 140,00, con le prime resistenze a 139,22, il top disegnato nel 2009. Sulla parte bassa non vi sono supporti vicini se non quello relativo alla media-mobile a 20-giorni che ad inizio settimana gira a 134,00.

Per la Banca Centrale Europea l’attuale livello dei tassi potrebbe anche non coincidere con un’area di arrivo. Crescita e inflazione sono due variabili di forza uguale e contraria per il futuro andamento del mercato dei tassi. Stando alle ultime previsioni circa la crescita del PIL 2009-10 i tassi potrebbero avere ancora spazio per scendere. Quanto invece al capitolo “inflazione” qualora i prezzi al consumo dovessero registrare nel 2010 realmente un rialzo medio nell’ordine dell’ 1% y/y la politica monetaria finora espansiva potrebbe a quel punto come in un film vedere scorrere i titoli di coda. Circa le future mosse di politica monetaria della BCE molti economisti sono dell’idea che i tassi d’interesse resteranno all’1% per un bel po’ di tempo, fino semmai alla seconda metà del 2010, quando dovrebbe riaffacciarsi invece la ripresa. Il contratto-future sul BUND ha nel frattempo archiviato la settimana a quota 118,52 punti, in rialzo di 18 centesimi. Il tasso EURIBOR a 3-mesi è sceso di un centesimo attestandosi all’ 1,26% mentre lo spread del CROSSOVER a 5-anni in Europa è salito di 18 punti base attestandosi a quota 680. Il rendimento del decennale tedesco si è attestato al 3,63% (-9 centesimi), quello italiano al 4,69% (+7 centesimi). Così facendo il differenziale si è attestato in area 106 punti base. Il mercato obbligazionario ha trovato finora nella recessione mondiale e nella deflazione un valido alleato nel suo percorso rialzista e nell’ allargamento della base monetaria delle banche centrali (con il conseguente timore di un ritorno all’inflazione nel medio – lungo termine) e nel robusto appesantimento dei conti pubblici i principali elementi di disturbo.
Oltreoceano i titoli di stato americani hanno continuato a soffrire durante l’ottava, per poi mettere a segno un ampio recupero nel finale grazie alle dichiarazioni spese dai ministri delle finanze del Giappone e della Russia, rispettivamente Kaoru Yosano e Alexei Cudrin.
Tecnicamente ciò che interessa maggiormente è constatare che il famigerato T-bond, ovverosia asset relativo ai titoli trentennali USA, ha lasciato sul campo da inizio anno finora circa il 16% del suo valore, andando a sollecitare la calda zona grafica posta nella forchetta di 4,80%-4,85%. Una violazione rialzista di questo punto tecnico potrebbe implicare ulteriore vulnerabilità dei treasuries a 30-anni aprendo uno spazio grafico fino a 5,43% di rendimento. Si tratta di un’area di resistenza abbastanza importante dove i treasuries sono andati a cozzare in settimana, per poi invertire la rotta. I titoli di stato a 10-anni dal canto loro, abbandonata anche la zona chiave del 3,80%, hanno toccato la soglia del 4,00%, per poi risalire la china e chiudere attorno alla soglia di riferimento tanto chiacchierata di 3,80% . Le vendite nelle ultime sedute stanno interessando anche il comparto a breve-termine della curva americana, con i tassi a 2-anni saliti fino a 1,40% , per poi chiudere a 1,25%. In termini pragmatici due sono le motivazioni che supportano la view bearish sui titoli di stato americani: da un lato il gravido e veloce appesantimento del debito pubblico a stelle e strisce e dall’altro le congetture da parte degli addetti ai lavori di futuri rialzi dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve a partire dai mesi di settembre-ottobre 2009. A sostenere i treasuries d’altro canto sarebbero le condizioni macroeconomiche poco felici ed i timori di una deflazione strutturale, al momento sconfessata dall’ascesa maestosa del crude-oil al Nymex e dalla rinnovata verve rialzista del Commodity Research Bureau Index. I rendimenti in settimana dopo l’ampio rialzo lungo tutta la curva americana, hanno registrato una flessione importante, allorquando Kaoru Yosano e Alexei Cudrin, ministri delle finanze di Giappone e Russia, hanno dichiarato di avere fiducia sia nel dollaro che nel debito governativo USA. Durante l’ottava vi sono state importanti emissioni.

                        MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni scarna di dati dove dobbiamo solo segnalare Martedì 16 Giugno in Germania la pubblicazione dell’ indice Zew  e la pubblicazione del CPI a/a relativo al mese di maggio.
Spostandoci Oltreoceano la settimana si preannuncia ricca di appuntamenti macro. Si iniziera’ lunedi’ con l’indice Empire State di giugno seguito dal dato sui flussi di capitali stranieri; Martedi’ sara’ il turno dell’indice dei prezzi alla produzione, dei nuovi cantieri e della produzione industriale, tutti relativi a maggio. Mercoledi’ appuntamento chiave con l’indice dei prezzi al consumo sempre di maggio e con il dato rivisto sul deficit delle partite correnti del primo trimestre. Giovedi’ infine appuntamento con il consueto dato sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione seguito dal superindice di maggio. Da segnalare che sempre per giovedi’ e’ previsto il giorno delle streghe, che per l’occasione saranno ben quattro. Da mettere dunque in conto una giornata di grande volatilita’.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare solo la riunione della BoJ di Martedì 16 per quanto riguarda la politica monetaria ( tassi fermi allo 0,1%).

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

15/06/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno