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Dopo un biennio in «rosso», Piazza Affari chiuderà il 2009 con il segno positivo.

Piazza Affari chiuderà l’anno con un rendimento complessivo del 9%. A dare la buona, per quanto magra notizia, dopo due anni chiusi con il segno negativo, sono i gestori, che per il 2009 stimano un rialzo medio delle quotazioni del 5% (rispetto al -48,66% del 2008 e al -7,81% del 2007) e un rendimento cedolare del +4% (in media con gli ultimi due anni). Gli utili delle società cresceranno, rispetto all’anno precedente, del 2,2%.
Le «top peaks» dell’ufficio studi rimangono comunque di tipo conservativo. Gli analisti consigliano infatti di investire in titoli come Terna, Eni, Campari, Lottomatica, ma anche Cir, Mediaset, Luxottica, Banco Popolare (unico finanziario inserito nel paniere) e Gemina. Quanto a Telecom Italia, la sua inclusione nel listino dipenderà da come (e se) verrà portato a termine lo scorporo della rete. Per questi titoli è atteso un rendimento complessivo, per il 2009, del 33%, composto da una rivalutazione delle quotazioni del 26% e da un 6% di rendimento da dividendi. La scelta difensiva dei gestori è motivata dalle previsioni sull’andamento dei listini per i prossimi mesi. Dopo il rally delle borse iniziato lo scorso 10 marzo, infatti, per Piazza Affari come per i listini internazionali l’ufficio studi prevede un nuovo ribasso delle quotazioni che durerà fino al prossimo autunno.

Il nuovo minimo (che sarà tuttavia superiore rispetto ai valori raggiunti a inizio marzo) potrebbe essere raggiunto tra ottobre e dicembre. A quel punto si prevede una seconda ripresa dei listini (scenario «a doppia V»), mentre per quanto riguarda l’economia reale, che si muove sempre con un certo ritardo rispetto alle borse, gli effetti degli interventi di stimolo messi in campo dai governi (stimati in 2.800 miliardi di dollari, il 4,6% del Pil mondiale, al netto dei fondi di salvataggio degli istituti finanziari) e le politiche monetarie espansive delle banche centrali dovrebbero tradursi in una ripresa duratura a partire da marzo del prossimo anno. Questo per quanto riguarda la migliore delle ipotesi. Non è infatti da escludere, «nel caso dovessero persistere le attuali tendenze deflazionistiche» una possibile stagnazione (scenario a L). L’esplosione dei debiti pubblici potrebbe infatti spostare il rischio dal settore privato a quello pubblico, come già sta in parte avvenendo nel Regno Unito e negli Usa, dove si registra un aumento dei rendimenti sui titoli di stato decennali e dove si teme la perdita del rating «a tripla A».
Per i listini si tratta di una pessima notizia: la prospettiva di un aumento dei rendimenti dei titoli governativi si traduce in un avversione al rischio nei confronti dell’azionario.

28/05/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno