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Banche, post assemblee bollenti, a rischio i rating?

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Colpi di scena durante le assemblee delle banche popolari alle prese con aumenti, M&A e modifica della governance. Sabato scorso si sono riuniti gli azionisti di Bpm e Bper e non sono mancati i colpi di scena. A iniziare dalla banca di Piazza Meda, oggi sospesa in Borsa dopo un calo teorico di circa 10 punti percentuali. L‘assemblea degli azionisti della banca sabato ha infatti bocciato, a sorpresa, la proposta di riforma della governance. I voti favorevoli alle modifiche dello statuto proposte dai nuovi vertici non hanno infatti raggiunto per un centinaio di voti il quorum dei due terzi previsti per deliberare nelle assemblee straordinarie. Decisivo è stato il voto del Comitato soci non dipendenti guidato da Piero Lonardi. La riforma della governance, strettamente voluta da Bankitalia, vrebbe dovuto concedere più spazio agli investitori istituzionali. Cosa succederà ora? Tutto questo è avvenuto, infatti, a poche settimane di distanza dall’avvio previsto dell’aumento di capitale da 500 milioni. Tanto che in molti si chiedono se l’istituto riuscirà a mantenere la tabella di marcia nella ricapitalizzazione. Equita sim dice che la notizia è molto negativa. “Il principale impatto secondo noi è reputazionale per la banca nei confronti degli investitori e di immagine per il management, che aveva messo a punto la riforma, nei confronti della struttura”, spiegano gli analisti, che scludono tuttavia dimissioni e il differimento dell`aumento di capitale “che nonostante un maggiore execution risk dovrebbe partire comunque il 5 maggio”. Sulla testa di Bpm pende però un ulteriore rischio. Ed è quello legato alle possibili mosse delle agenzie di rating, visto che Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch avevano infatti prospettato eventuali tagli di rating se ci fossero stati ulteriori passi falsi sulla governance. Per questo in Borsa oggi c’è molta volatilità e una raffica di vendite sul titolo Bpm.

Lasciando Milano, per passare a Modena, sempre sabato si è tenuta l’assise della Bper. In quellìpccasione l’ad Luigi Odorici ha detto che la banca prenderà una decisione su un possibile aumento di capitale nelle prossime settimane. E le indiscrezioni parlano di circa 600-700 milioni. “Ipotizzando un aumento di 700 milioni, il cT1 ratio Basel3 fully-phased salirebbe al 10,5%, il ROTE sarebbe diluito nel 2014 dal 6,7% al 5,4% e nel 2015 dal 10,5% al 8,8% e il P/E del 20%”, commenta Equita sim. Secondo la sim, dal punto di vista strategico l`operazione, anche dal punto di vista dimensionale, avrebbe molto senso in quanto “il livello medio di capitale delle popolari è salito sopra al 10%, inoltre con la dotazione patrimoniale attuale, post AQR, il margine per catturare la crescita degli impieghi sarebbe stato molto ridotto, e infine in prospettiva di medio termine la Bper disporrebbe di maggiore flessibilità per considerare ulteriori ottimizzazioni nella struttura di gruppo”, spiegano gli analisti che citanto le minorities del Banco di Sardegna. Intanto, al timone della banca potrebbero esserci dei movimenti: si è parlato, infatti, anche di un possibile passaggio di consegne dall’ad Odorici all’attuale vice Vandelli.

Quanto alle altre popolari, molte sono alle prese con ricapitalizzioni, o le hanno terminate (come il Banco Popolare). Altre con merger and acquisition. La Banca Popolare di Vicenza e la Popolare del’Etruria e del Lazio hanno per esempio sottoscritto un accordo di processo volto a disciplinare lo svolgimento di una fase di approfondimento congiunto in relazione a struttura, modalità e condizioni della possibile integrazione. L’accordo prevede in particolare la concessione di un’esclusiva fino al 30 maggio, finalizzata a consentire alla banca vicentina di presentare un’offerta vincolante per la possibile integrazione. 


  

13/04/2014 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione