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Credito alle IMPRESE, in atto una rivoluzione copernicana

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Nel mondo del credito alle imprese è in corso una “rivoluzione copernicana”. E’ questo lo scenario che emerge, infatti, dalla ricerca “I confidi in Italia”, promossa dal Comitato Torino Finanza, in collaborazione con il Dipartimento di Management dell’Università di Torino

 
Si impongono all’attenzione alcuni elementi: il nuovo rapporto tra banche e consorzi di garanzia; la composizione numerica della compagine dei confidi; la crescente disintermediazione dei confidi nella filiera del credito alle imprese e, infine, la crisi dilagante che si ripercuote nella solvibilità delle imprese. 
 
Un quarto delle Pmi italiane si affida ai confidi per ottenere finanziamenti dalle banche, ma la novità è che gli istituti di credito non chiedono più la garanzia dei confidi, grazie alla possibilità di accedere direttamente al Fondo centrale di garanzia: è quest’ultimo quindi il vero deus ex machina per il superamento del credit crunch. 
 
Pesa inoltre sul sistema dei confidi l’imposizione di “volumi minimi” da parte della Banca d’Italia: deriva da questo la diminuzione del numero dei consorzi di garanzia, seguita al processo di aggregazione volto alla creazione di soggetti che rispettino i 150 milioni di volume e rafforzino la propria presenza sul mercato.
 
Dal rapporto emerge che al 31 dicembre 2015 (ultima data di rilevazione) in Italia sono presenti 334 confidi, di cui 39 vigilati dalla Banca d’Italia (i cosiddetti ex articolo 106 del Tub), soggetti alla normativa dei volumi minimi e 295 non vigilati (i cosiddetti ex art 112 del Tub). 
Gli intermediari vigilati da Banca d’Italia, (i cosiddetti 106): 
hanno maggiore capacità finanziaria per concedere prestiti alle PMI 
vantano maggiori relazioni con le banche: il numero di convenzioni è quattro volte superiore rispetto a quelle dei non vigilati (50 istituti di credito contro 12)
hanno maggior potere contrattuale con gli istituti di credito: l’83% dei confidi vigilati ha negoziato l’annullamento dei crediti vantati dalle banche in casi di crisi, contro il 48% dei 112. 
I confidi 112
sono capillarmente diffusi sul territorio 
rappresentano un anello di congiunzione nell’economia locale tra il tessuto produttivo e le istituzioni bancarie in esso attive
conoscono direttamente tutti gli elementi qualitativi importanti per il processo di valutazione del rischio creditizio delle imprese.
 

Al Sud e nelle isole c’è la maggior densità di confidi (46%), a seguire al Nord (36%) e infine al Centro (18%). 

Per quanto riguarda invece i volumi di attività, sono i consorzi che operano al Nord Italia a detenere oltre la metà delle garanzie erogate. Questo disallineamento è dovuto a una maggior consistenza di confidi 106 presenti nell’Italia settentrionale.
 
Confermato il trend negativo dei prestiti alle Pmi (-5% rispetto all’anno precedente), ma con un distinguo rispetto al passato: le banche tornano a occuparsene direttamente. Così i confidi perdono terreno: a fine 2015 le garanzie erogate dai consorzi a fronte di crediti concessi sono pari a 10,5 miliardi di euro, contro i 13,1 del 2014. 
 
Ecco, in sintesi, i maggiori cambiamenti degli ultimi 5 anni  
Mercato delle garanzie: nel 2011 erano 21,648 miliardi di euro; a fine 2015 sono 10,5 miliardi di euro; attualmente il volume è quindi pari al 50% di quelle erogate 5 anni fa. Dal 2006 al 2011 aveva visto invece la crescita con un incremento medio annuo 4.67%. 
Numero di confidi attivi: nel 2011 erano 510; nel 2015 sono 334 e la tendenza e alla contrazione.
Insolvenza: le Pmi fanno sempre più fatica al restituire i prestiti: nel 2015 il 59% dei confidi del campione ha aumentato lo stock nominale di garanzie in corso di escussione rispetto al 2014. Tutto questo si riflette nella solvibilità dei confidi stessi. 
 

  

17/04/2017 | Categorie: Imprese e Pir Firma: Redazione